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ESAME FALLITO – Uno sfogo, pacato nei modi, ma quanto mai eloquente nei contenuti: il match con la Juventus, ancorché arrivata alla seconda giornata, rappresentava un primo test sulla tenuta, in maggior misura mentale, di una formazione che non vorrebbe avere e non può nascondersi. Che ha tenuto i suoi migliori elementi, ha aggiunto calciatori del calibro di Manolas, Lozano e Llorente e due giovani di prospettiva come Di Lorenzo ed Elmas, guidata da un allenatore con un palmares che parla senza compagnia. Eppure, l’esito del primo esame stagionale è stato impietoso, soltanto mascherato dall’andamento folle della gara e dalla remuntada di tre gol nella seconda frazione di gara. Lo stesso Ancelotti ha rimarcato la negatività dell’approccio per se non di più un’adesso, De Laurentiis ci ha tenuto a ricordarlo a distanza di 10 giorni. Se la scelta della tempistica è apprezzabile, perché ha evitato di rincarare la direttore sportivo dopo una delusione cocente, uno sguardo al passato evoca sinistri precedenti.
SINISTRO PRECEDENTE – Dopo la sconfitta nell’andata degli ottavi di finale di Coppa Campioni di due anni fa per mano del Real Madrid, il patron sbottò verso di Maurizio Sarri, aprendo una prima significativa crepa nel rapporto fra i due, conclusosi una stagione dipoi in maniera tutt’altro che amichevole. “Posso non condividere alcune scelte fatte ma me lo tengo per me. La complicazione è che si dovevano trovare delle altre soluzioni prima della Champions. Si cerca sempre di difendere le loro posizioni, mentre va difesa solo la posizione della società. È indispensabile comprendere se posso contare sul quel giocatore o no, viceversa in questo modo alcuni calciatori non giocano mai e io non potrò comprendere se ho sbagliato o meno a investire quelle cifre”. Passano gli anni, passano i calciatori e persino gli allenatori, ma De Laurentiis non cambia: finalmente, la tentazione di entrare nelle scelte tecniche, di ergersi sullo stesso piano del suo allenatore, è troppo forte. E in una società che ambisce alla vetta, che vorrebbe avere sedersi al tavolo delle grandi, questo è inconcepibile. Ogni deve rispettare il proprio ruolo, senza invasioni di campo che rischiano di sfaldare un team di lavoro viceversa che motivarlo.
Pure se Ancelotti ha avuto quasi tutto ciò che ha chiesto dal mercato e ha tuttavia più il dovere di provare a spodestare la Juventus. Un film già visto dalle parti di Napoli, con Reja, Mazzarri e Benitez prima degli altri.
Image:Getty
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