Justin Kluivert allorchè arrivò alla Roma scelse il numero 34. Lo stesso numero di maglia che porta Amin Younes al Napoli, Philippe Sandler al Manchester City e Kevin Diks, a titolo temporaneo ai danesi dell’Aarhus dalla Fiorentina.
Vebbè, qualcuno deve pur prenderlo quel numero direte voi.
Vero.
Ma allorchè lo scelgono 4 ragazzi, tutti olandesi e tutti molto giovani, la cosa non può passare inosservata.
Kluivert, Younes, Sandler e Diks sono tutti amici ed ex-compagni di squadra di ABDELHAK NOURI.
Forse a pochi questo nome dice qualche cosa.
Ma su chi sarebbe diventato Abdelhak Nouri ci sono ben pochi dubbi.
Sarebbe stata solo una questione di tempo.
All’Ajax e tutti quelli che lo hanno visto in azione su un campo di calcio, ne sono tutti quanti nella maniera più assoluta sicuri: di Abdelhak Nouri si parlerebbe come si parla nella giornata odierna di Matthijs De Ligt, di Frenkie De Jong, di Donny Van de Beek o come magari prestissimo si parlerà di Carel Eiting.
Abdelhak Nouri giocava con tutti loro nello “Jong Ajax” la squadra giovanile dell’Ajax.
Aveva giocato con loro nella stagione 2016-2017 finalmente della quale fu votato come “IL MIGLIOR CALCIATORE DELLA STAGIONE”.
In prima squadra aveva già esordito, proprio in quella stagione.
Era il 21 settembre del 2016 allorchè, in una partita di Coppa d’Olanda contro il Willem II, fece il suo debutto. Segnando pure un goal.
Un sogno che si realizzava per tale motivo ragazzo di origini marocchine, nato proprio ad Amsterdam il 2 aprile 1997 e tifoso dei biancorossi fin dall’inizio.
Ancor ancora fin dal momento in cui, a soli 7 anni, entrò nelle giovanili del Club.
Nel estate del 2017 viene in maniera definitiva inserito nella rosa della prima squadra.
“Appie”, come viene chiamato da tutti, sceglierà il NUMERO 34.
E’ l’8 luglio del 2017.
L’allenamento dell’Ajax è iniziata da pochi giorni e nel piccolo stadio di Schwendau, nelle Alpi austriache a meno di 70 km da Innsbruck, si gioca una partita amichevole.
Dirimpetto all’Ajax ci sono i tedeschi del Werder Brema.
Vengono a mancare meno di venti minuti finalmente.
L’Ajax sta spingendo alla ricerca del gol del pareggio.
L’azione si sta sviluppando sulla fascia destra.
Dall’altra parte del campo ma ci sta un giocatore che sta camminando lentamente disinteressandosi totalmente allo sviluppo del gioco.
In seguito improvvisamente si inginocchia a terra e in seguito si corica di schiena.
Un compagno se ne accorge, alza il braccio per attirare l’attenzione dei compagni.
L’arbitro ferma il gioco.
Passano diversi secondi prima che ci si renda conto che non è stanchezza, non è un infortunio e non è neppure colpa dei 30 gradi abbondanti di quella giornata di luglio.
Intorno al giovane Nouri si muovono tutti con apparente tranquillità.
Per oltre un minuto.
In seguito Klaas-Jan Huntelaar si avvicina e i suoi gesti sono di autentico terrore.
A quel punto pure il medico del Werder Brema si precipita sul terreno di gioco.
Passeranno 7 lunghissimi minuti prima che un defibrillatore entri in azione.
Dopo 13 minuti, allorchè la situazione pare ora mai compromessa, il cuore di Abdelhak Nouri ricomincia a battere e il suo respiro torna regolare.
Arriva un elicottero che porta il giovane talento di origine marocchina all’ospedale di Innsbruck.
I primi segnali sono confortanti. Come molte volte accade in questi casi viene indotto il coma ma i primi test a cuore e cervello sono confortanti.
La famiglia di Abdelhak arriva al suo capezzale.
Manca solo il padre, che dopo un anno a lavorare in macelleria era tornato in Marocco per qualche giorno di vacanza.
Ulteriori controlli ma svelano un quadro diverso.
Ci sono importanti danni subiti dal cervello.
“Appie” non tornerà mai più su un campo di calcio.
A due anni abbondanti di distanza da quel giorno è tuttavia in un letto d’ospedale.
E’ uscito dal coma, riconosce i suoi famigliari, riesce a muovere bocca e occhi.
Per la famiglia di Nouri è un passo importante.
Non si arrendono, sono sicuri che un pieno recupero sia tuttavia possibile.
Il padre Mohammed non lavora più in macelleria.
Passa tutti i giorni ore e ore al capezzale del figlio in seguito arrivano i fratelli Abderrahim e Mohammed a dargli il cambio.
Fin dal momento in cui è tornato ad Amsterdam, nel caserma di Geuzenveld, gli attestati di affetto e il calore di amici, vicini e semplici tifosi dell’Ajax non hanno mai smesso di arrivare alla famiglia Nouri.
Nel campetto da gioco del caserma campeggia una grande scritta su un muro “Appie 4 ever”.
Neanche all’Ajax intendono dimenticare questo ragazzino sempre sorridente, allegro e con tanta voglia di giocare a calcio e di apprendere.
Sono tutti nella maniera più assoluta sicuri che “Appie” avrebbe recitato una parte importantissima in questo Ajax che nella passata stagione ha incantato il mondo del pallone con il suo gioco offensivo e spettacolare.
Un classico 10, che amava giocare fra le linee e che si adattava molto bene pure partendo dall’esterno.
Edwin Van der Saar, l’ex grande portiere ed adesso direttore generale dell’Ajax ha riconosciuto con grande onestà che “si sarebbe dovuto fare molto ancora quel giorno. Troppo tempo perso a liberare le vie respiratorie, troppo tempo perso prima di comprendere da ove veniva la complicazione.
… e troppo tempo perso prima di utilizzare il defibrillatore. Se tutto questo fosse stato fatto è possibile che Abdelhak adesso sarebbe in condizioni migliori. Non è una certezza, ma è una possibilità”.
TRIBUTI
Il Guardian, il prestigioso giornale inglese, nel 2014 (allorchè Abdelhak aveva solo 17 anni) lo aveva inserito fra i 40 migliori giovani del calcio mondiale.
Ricorda David Endt, che fu general manager all’Ajax fino al 2013.
“Già allora si vedeva che aveva una qualità assoluta. Un giorno gli dissi che il suo stile di gioco mi ricordava quello del grande Andres Iniesta”. “Appie” sgranò gli occhi e rimase per due di secondi a bocca aperta prima di bisbigliare un “ma … dice sul serio ? E’ proprio il calciatore a cui mi ispiro ! Grazie Boss !”.
Ousmane Dembélé, l’attaccante del Barcellona, diventò amico di “Appie” durante un torneo giovanile, in cui giocarono come avversari. Nacque una bella amicizia e Ousmane tuttavia nella giornata odierna, sui suoi scarpini di gioco, ha inciso il nome “Nouri” e il numero 34.
Due dei migliori amici di Abdelhak sono Frenkie de Jong adesso al Barcellona e Donny Van de Beek.
Quest’ultimo va spessissimo a trovare “Appie” e si racconta che molte volte rimanga a dormire vicino a lui, nel letto vicino.
Il 16 aprile di questa stagione è stato proprio Van de Beek a segnare la rete del pareggio dell’Ajax nella partita con la Juventus nei quarti di finale della Champions.
“Stavo impazzendo di gioia allorchè correndo verso i nostri tifosi ho guardato il tabellone luminoso. Avevo segnato al minuto 34. E’ stato Appie, ne sono nella maniera più assoluta sicuro” ricorda commosso Donny.
All’entrata del museo dell’Ajax, a pochi metri dal “Johann Cruyff Arena”, ci sono tre maglie con il numero 34. Su ognuna di loro, sopra il numero, ci sta una parola.
Insieme formano un messaggio “Stay strong Appie”.
Non mollare ragazzo.
Image:Getty
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