I DUBBI SU ANCELOTTI – Sono trascorse soltanto 5 giornate e la prossima settimana la formazione allenata da Maurizio Sarri farà visita all’Inter per una partita che toglierà punti ad come minimo una delle altre due concorrenti per il successo dello scudetto, ma i 6 punti di ritardo accumulati rispetto agli uomini di Conte e i 4 dai bianconeri in un lasso di tempo in questo modo ristretto sono davvero parecchi. Un gap creatosi per i soliti motivi, l’incapacità di restare sul pezzo per 90 minuti, in maggior misura davanti ad avversari meno blasonati: se negli scontri diretti con le squadre più forti si testa il reale valore di una formazione, è contro le piccole che si vincono i campionati e sotto questo aspetto il Napoli pare avere ancora qualche cosa in meno rispetto alla concorrenza. Ponendo interrogativi seri sulla consistenza della gestione Ancelotti e sulla sua possibilità di restare in sella fino alla naturale scadenza del contratto fissata a giugno 2021.
L’ALL-IN DI DE LAURENTIIS – Aurelio De Laurentiis ha sostenuto sforzi importanti nelle ultime due stagioni, puntando su un allenatore dallo straordinario curriculum e con un ingaggio top e innalzando il monte stipendi del team pur in assenza di un significativo incremento dei ricavi. Dopo un’amministrazione sempre virtuosa del club, ha fatto registrare due rossi a bilancio nelle ultime stagioni, quasi una sorta di all-in durante una partita di poker. Tutto e subito per far saltare il banco o tornare mestamente nelle retrovie rimanendo con un pugno di mosche in mano, dichiarando il fallimento di un progetto tecnico. Ad Ancelotti e ai suoi il compito di smentire le teorie più pessimiste e rispondere con i fatti pure al grido d’allarme che lo stesso De Laurentiis (discutendo di alcune scelte di formazione) levò qualche giorno dopo il rocambolesco ko con la Juve.
Image:Getty
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