GESTIONE A UN BIVIO – Ancelotti è stata la grande scommessa, il grande investimento, del patron Aurelio De Laurentiis per ripartire di slancio dopo la traumatica chiusura dell’era Sarri: un tecnico di esperienza e di caratura internazionale, a cui hanno fatto seguito gli acquisti di giovani talenti molto apprezzati nel panorama europeo come Fabian Ruiz, Elmas e Lozano e certezze come Manolas e Llorente. Se la prima annata in azzurro è stata di assestamento, questa, con una Juventus che a sua volta ha preso la decisione di ripartire da una guida tecnica diversa, doveva e deve essere quella del consolidamento e del concreto tentativo per portare a casa un trofeo, che manca dalla Coppa Italia 2014 della gestione Benitez. Chiudere la stagione senza nemmeno andarci vicino corrisponderebbe a un chiaro fallimento degli obiettivi fissati a inizio stagione e pure dalla proprietà non sono mancati i primi segnali di perplessità. La gestione allargata del team e un turn-over molto esasperato causa impegni ravvicinati non convincono e, più che dare respiro ai presunti titolari fissi e coinvolgere più calciatori possibili, sta viceversa togliendo certezze e creando nervosismo.
LA SINDROME DEL SECONDO ANNO – Ecco perché nella giornata odierna è tutt’altro che inverosimile pensare a una sorta di ultimatum per Ancelotti, che ha firmato un accordo fino al 2021 ma si gioca tantissimo, se non tutto, quest’anno. Se il curriculum parla senza aiuto per l’ex allenatore del Milan, le ultime stagioni parlano di risultati non soddisfacenti e a spaventare il Napoli è il fatto che, dal Chelsea al Bayern Monaco passando per il Real Madrid, sono stati proprio i secondi anni di Ancelotti alla guida di queste squadra a risultare fatali e a portarlo ad addii anticipati. Con la nemmeno troppo sottile differenza che, in azzurro, pure la prima annata si riduce a pochi picchi, a pochi momenti da rosa molto competitiva, riducibili quasi esclusivamente all’ottimo girone di Coppa Campioni disputato contro Liverpool e Paris Saint Germain. Culminato in un’eliminazione beffarda per una questione di differenza gol, ma che aveva iniziato a materializzarsi con quell’incredibile pareggio sul campo della Stella Rossa. Belgrado allora come Genk mercoledì sera. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ma a giugno Ancelotti rischia di lasciare per strada molto oltre, il suo posto.
Image:Getty
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