Il Torino che vince le gare teoricamente difficili (Atalanta, Milan, e pure Sassuolo) e perde quelle teoricamente facili (Lecce in casa, Sampdoria e Parma), pareggia contro il Napoli con Koulibaly squalificato, Insigne e Ancelotti che litighicchiano e che in maggior misura sta lasciando il ruolo ora mai classico di prima squadra antiJuve. Poteva nascerne una partita moscia, di chi non può sbagliare, e dunque lo 0-0 finalmente starebbe anche bene, inglobante tutto e tutti. D’altro canto pure nella vigilia gli argomenti sono stati morbidi, casarecci: l’amicizia fra i due allenatori, la Napoli di Mazzarri si capisce, Verdi ex azzurro fattosi granata, il perdono a Mazzarri (e Frustalupi) squalificati. Insomma, roba da fritto misto non con gli avanzi, no, ma senza primizie stuzzicanti e gusti davvero forti.
Per tutto la prima frazione di gara il match è giocata con diligenza generale, impeto a rate, acrimonia il corretto, e Doveri, l’arbitro, ha vita quasi comoda. Naturalmente il Napoli tira in maggior misura, naturalmente Sirigu para bene, naturalmente il Torino tira pochissimo (Verdi ci prova, unico grosso brivido per Meret, fuori, ma l’annuncio che Verdi ci sta e si farà valere). Un solo giocatore giganteggia davvero, in assoluto e nel relativo degli altri, per classe sua e seconda o terza giovinezza, ed è Ansaldi del Torino. Uno solo cerca e quasi trova la prodezza artistica ed è Mertens del Napoli, con un super tiro alto di poco. È già il 27’, è appena il 27’. Ad ogni modo la prima frazione di gara è lì e questo e poco altro, per lo meno come emozioni. Ma è tanta corsa, tanto buon palleggio, persino una direttore sportivo di cavalleria.
La ripresa è vivo assai, giocato dalle due squadre meglio del primo e quasi bello. Fabian e Rincon sono bravi e incidono abbastanza, Manolas e Izzo si staccano con coraggio per avanzare, ci sta movimento. Pochi tiri ma. Belotti è bravo, non bravissimo, nel Napoli Insigne chiama palloni, ne riceve, ne sciupa parecchi. Neanche troppo lentamente si definisce sicuro sul terreno di gioco un Torino assai sudamericano (Ansaldi, Lyanko, Rincon, e forse più di tutti Laxalt), tanto palleggio, possibile pure perché la linea difensiva, finalmente con Nkoulou, garantisce dietro la tenuta. Più variamente etnico e dunque meno definibile il Napoli, che ad ogni modo gioca esso anche al gioco vero del pallone, non alla tattica o all’invenzione fugace o al wrestling delle rudezze…
Questo Napoli offre meno individualità del suo consueto, forse per ovviare Ancelotti spedisce sul terreno di gioco il grande (statura) Llorente e il piccolo (guizzo) Callejon. All’11’ Izzo chiede un rigore, l’arbitro spiega di no, ci stanno tutti, il match è da antologia di cose perbene senza che ma i calciatori appaiano vezzose vispeterese, davanti. Si assiste ad alcuni tiri del Napoli murati dai granata, alcuni contropiedi del Toro che si spengono per imprecisione da stanchezza. Cinque minuti di Torino, cinque di Napoli e avanti in questo modo, ma allorchè una formazione prende campo l’altro dà l’idea dell’agguato, non della sottomissione. Dopo lunghi sforzi potrebbero essere contenti e/o scontenti tutti, ciascun uomo ha qualche cosa da recriminare e qualche santo da ringraziare, Llorente e Rincon in seguito hanno mancato di testa la porta nemica in posizione buona. Ma prevale l’inconscio che dice di partita onesta, di dovere compiuto, di calcio rispettato. Più bello questo 0-0 di parecchi altri con macerie, insomma, e difatti finalmente Ancelotti e Mazzarri si abbracciano non con stretta pitonesca stritolatrice, ma con umano sincero viluppo.
Torino (4-4-1-1): Sirigu; Izzo, Nkoulou, Lyanco, Laxalt; Ansaldi, Baselli (26’ s.t. Meité), Rincon, Verdi (43’ s.t. Falque); Lukic (38’ s.t. Aina); Belotti. All.: Mazzarri.
Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Luperto, Hysaj (34’ p.t. Ghoulam); Ruiz, Allan, Zielinski; Lozano (16’ s.t. Callejon), Mertens, Insigne (22’ s.t. Llorente). All.: Ancelotti.
Arbitro: Doveri di Roma
Ammoniti: 35’ p.t. Lukic (T), 37’ p.t. Lozano (N), 47’ p.t. Luperto (N)
Image:Getty
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