E’ notte azzurra a Salisburgo. E notte straordinaria. Da tenere a mente. Da mettere in cornice, se si vorrebbe avere. Beh non per il gioco, è chiaro, ma per il risultato sì. Perché con questo successo su un campo che da sessanta gare non ricordava il gusto amaro che sempre accompagna una sconfitta, non solo conferma il primo posto, ma in maggior misura spalanca la finestra e guarda con fiducia oltre la fase dei gironi. Grande Napoli per tale motivo. Ma grande Napoli pure perché con una intelligenza, con una maturità che non sempre gli appartiene in campionato, ha messo sotto una formazione complicata. Perché il Salisburgo non s’arrende mai, non si ferma mai, non rinuncia manco per un momento alla sua voglia di andare pure al di là delle sue capacità, della sua contento e splendente gioventù.
Un’altalena di emozioni, il match che preoccupava Ancelotti pure per, la strage di giocatori di difesa capitata all’improvviso. Per l’emergenza in terza fila, ove non a caso, ci sono state sofferenze da parte di Malcuit e pure Di Lorenzo nuovamente obbligato sul lato che non gli appartiene. I protagonisti? Haaland immancabilmente perché oltre ad essere un fenomeno è un giovanotto tuttavia meno che ventenne. Ma protagonisti in maggior misura i signorini Mertens e Meret; il primo per aver fatto non uno ma due gol, l’altro per averne negati come minimo altrettanti agli avversari. E dopo il capitano non più triste. Insigne, che entra, fa gol, sigilla l’affermazione e corre ad abbracciare Ancelotti non più cattivo, non più nemico.
Bene, le intenzioni sono chiare. Avanti Marsch. Nel senso che l’allenatore dei Tori Rossi d’Austria , Jesse Marsch, sa di doversi giocare tutto in questo match e tutto si gioca disegnando una formazione assai d’attacco. Praticamente tre punte centrali (Hwang, Daka e Haaland, più Minamino che fa molte volte il trequartista). Velocità, gioventù e voglia di stupire tuttavia in Champions: ecco il Salisburgo che vuol mettere sotto il Napoli per mettere il cappello sulla poltrona degli ottavi. Ma, sicuramente, scapigliato com’è, il Salisburgo s’allunga, si squilibra e lascia spazi e buchi alla squadra di Ancelotti. Che se si vorrebbe avere, proprio su queste cose ha preparato la sua notte. Come spiegare in altro modo l’esclusione di Insigne a favore di Zielinski, giovanotto di maggiore copertura? E come spiegare in altro modo se non pensando al contropiede la scelta di quei due piccoletti (Mertens e Lozano), signori delle ripartenze là dinanzi, penalizzando Milik, che anche De Laurentiis voleva dall’inizio?
Ma in avvio il match delude queste attese. Perché è il Napoli, rivoluzionato nel reparto arretrato per la assenze di Mario Rui e pure di Manolas all’ultimo momento, a tenere la bacchetta in mano. Partono forte i giovanotti di don Carlo. Appena un minuto, effettivamente, e Stankovic deve rimediare su un destro di Mertens che subito fa comprendere che intenzioni ha. Lui ( più centrale) e Lozano (più a sinistra) si scambiano di posto molto molte volte. Ma l’indemoniato è lui, Ciruzzo. E effettivamente, dopo un gol annullato a Haaland (alto, grosso e fenomeno davvero) per un chiara posizione di fuorigioco (8’), è proprio lui, a far fuori Stankovic con un destro alla dinamite (17’) che non lascia scampo al povero portiere. E’ vero, il diagonale passa vicino al primo palo, ma a quanti chilometri l’a questo punto andava quel pallone?
Ad ogni modo sia, poco più di un quarto d’a questo punto e il Napoli è in vantaggio. E non sfugge a nessuno la doppia importanza di quel pallone in porta. Sì, doppia. Perché oltre ad aprire al Napoli la porta di nuove sicurezze, porta Mertens alla pari di Diego Maradona nella classifica dei bomber napoletani d’ogni tempo. Centoquindici gol. Solo sei in meno di Hamsik, il cui primato già vacilla. Ma questa, si sa è un’altra storia. Come pure all’improvviso cambia anche la storia della sfida. Perché se è vero che il Napoli si raccoglie ancor ancora in attesa d’un altro vincente contropiede, è vero anche che il Salisburgo ferito nella porta e nell’orgoglio raddoppia, nei limiti del possibile, la sua velocità. Che vuol dire pure un pressing più ossessivo e una fisicità sempre più ostentata. E, effettivamente, da questo punto in dopo e per quanto dura la prima metà della partita diventa il match di Meret. Un fenomeno. Un mostro di portiere che se avesse pure la parola, se urlasse, se comandasse come ruolo impone tutta la linea difensiva, beh, non avrebbe rivali in campionato e forse neppure in Nazionale.
Meret, dunque. Meret che (24’), dopo una fesseria di Di Lorenzo, gela Haaland giunto a due metri dalla riga; che nega la rete a Hwang (25’) favorito da una dormita di Malcuit; che (36’) lascia senza parole Daka andandogli a deviare chissà come un diagonale a botta sicura. Sì, ci prova Mertens, sempre lui, a beffare il portiere quasi da centrocampo, ma l’unica cosa che ottiene è far stirare Stankovic, il quale s’acciacca e s’accascia per tornare di corsa fra i suoi pali. Difatti, deve lasciare i guanti a Coronel, Carlos Miguel per gli amici, che magari non è bravo bravo, ma porta fortuna. Perché di lì a poco (39’) arriva il pareggio Rosso. E’ Hwang che a sinistra fa ciò che vorrebbe avere di Malcuit ed è Malcuit che non sa fare di meglio che stenderlo in area di rigore. E dal dischetto non sbaglia quell’ira di Dio che risponde al nome di Haaland.
Uno a uno. Onestamente, il Salisburgo il pari se l’è sacrosanto e la cosa qualche pensiero al Napoli lo dà. Sì ma questo non significa che la squadra di Ancelotti si faccia prendere dalla tremarella. Davanti, tutt’altro. Si comporta da squadra avveduta, intelligente, matura quella azzurra. Aspetta, controlla, tiene più a bada l’avversario che in avvio di ripresa forse corre pure un poco in meno e alla prima opportunità lo punisce tuttavia. Con chi? Ma col consueto Mertens, si capisce. Combinano (64’) una bellezza Allan e Malcuit sul lato destro e il cross basso diventa gol grazie al destro di Ciruzzo, che supera anche Maradona ed adesso punta il trono di Hamisk, che di gol ne ha solo cinque in più.
Sì, tira una preoccupazione in meno, il Napoli che riporta sul terreno di gioco Insigne per Lozano, ma le emozioni sono sempre là: dietro l’angolo d’una partita decisiva per tutte e due le squadre. Difatti, poco passa e (72’) tuttavia lui, tuttavia Haaland, lasciato colpevolmente solo a tre metri da Meret non sbaglia di testa e riporta il conto in pari per la seconda volta. E il suo è già il sesto gol in questa Champions.
Il Napoli? Non impreca. Non si dispera. Non s’abbatte. Davanti, riparte immediatamente e in meno d’un minuto rivolta un’altra volta il risultato. E a far gol, udite udite è proprio lui: Insigne, il capitano ritrovato. Morbido, leggero, beffardo il tocco col destro che supera Carlos Miguel e che manda gli azzurri in paradiso. E quasi certamente pure agli ottavi della Champions.
Salisburgo-Napoli 2-3 (primo tempo 1-1)
Marcatori: 17′ pt e 19′ st Mertens, 40′ pt e 27′ st Haaland, 28′ st Insigne
Assist: 17′ pt Callejon, 19′ st Malcuit, 27′ st Junuzovic, 28′ st Mertens
SALISBURGO (4-4-2): Stankovic (33′ pt Coronel); Kristensen, Ramalho, Wober, Ulmer; Minamino, Mwepu (44′ st Koita), Junuzovic, Daka (23′ st Ashimeru); Hwang, Haaland. Al servizio: Vallci, Onguene, Szosboszlai, Okugawa. All. Marsch
NAPOLI (4-4-2): Meret; Malcuit, Luperto, Koulibaly, Di Lorenzo; Callejon (35′ st Elmas), Allan, Fabian, Zielinski; Mertens (31′ st Llorente), Lozano (20′ st Insigne). Al servizio: Ospina, Elmas, Gaetano, Milik, Younes. All. Ancelotti.
Arbitro: Turpin (FRA)
Ammoniti: 38′ pt Lozano (N), 39′ pt Malcuit (N), 47′ pt Haaland (S), Marsch (S)
Image:Getty
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