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Musiala e Fagioli, due pianeti diversi. La differenza culturale che divide Germania e Italia

by Redazione
25 Febbraio 2021
in News Napoli
Reading Time: 4 mins read
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Musiala e Fagioli, due pianeti diversi. La differenza culturale che divide Germania e Italia
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L’esordio di Nicolò Fagioli in Serie A (a 20 anni, contro il Crotone, in casa, sul 3-0) e il primo gol in Champions di Jamal Musiala (17 anni, contro la Lazio, in un ottavo di finale e con già una ventina di presenze alle spalle) fa tornare attuale tutto il discorso riguardante il difficoltoso cammino verso il professionismo dei giovani italiani, nel frattempo in altri paesi (Germania, ma pure Inghilterra) la presenza in formazione di un classe 2003 è accolto senza la minima sorpresa, al massimo una leggera curiosità. E’ chiaro ed evidente che il frangente del classe 2003 anglo-tedesco, che peraltro ha scelto di rappresentare la Germania proprio stamane, è un caso limite e come tale va analizzato: offre ma lo spunto per mettere a confronto due poli culturali molto distanti fra loro, quello teutonico e quello italiano, è ovvio che in riferimento allo sviluppo dei giovani giocatori.

ORGANIZZAZIONE – Viene da sè: l’organizzazione tedesca batte quella italiana 10 volte su 10, e per dieci a zero. Questo è un discorso che vale a tutto tondo, non certo limitato allo sport o al solo calcio. All’opposto, il sistema italiano può vantare caratteristiche di inventiva e fantasia che in Germania neanche si sognano. Non è dunque l’obiettivo di questo articolo stabilire chi sia “il migliore”, ma semplicemente di rilevare le divergenze fra le due filosofie: l’organizzatissimo sistema federale tedesco facilita il lavoro nella costruzione dei talenti del futuro, come testimoniano i successi, praticamente in ogni ramo del calcio giovanile, raccolti dalla DFB nell’ultima decade.

CENTRI FEDERALI – Rispetto all’Italia, in casa tedesca si dà grandissima importanza allo sfruttamento dei tantissimi centri federali disseminati per il paese: che sono molti oltre rispetto a quelli nostrani, ma che in maggior misura sono molto più utilizzati. I raduni sono costanti e in numero molto superiore a quelli organizzati dalla FIGC, il che dà un controllo migliore e maggiore ai preparatissimi tecnici federali teutonici (ne parleremo oltre, ndr) sullo sviluppo dei talenti presenti sul territorio. E che, per lo stesso motivo, facilita pure la scoperta del talento emergente, a partire dal sistema dilettantistico fino ai professionisti. Un tessuto a maglie strette su cui l’Italia appare in ritardo, pure se i risultati delle nazionali giovanili sono tutt’altro che disprezzabili.

SVILUPPO FISICO E TATTICO – Se in Italia lo sviluppo è lasciato più che altro al caso (nel senso che dipende in maggior misura dal tecnico di club, ndr), in Germania c’è una idea ben precisa e comune che bene o male tutti portano avanti: il fisico e la tattica vanno all’unisono con la tecnica, un percorso che come detto in Italia viene demandato al club. Difficile dunque trovare un talento emergente che spicca in termini di tecnica ma è totalmente a digiuno dal opinione tattico e fisico: quest’ultimo è l’aspetto in cui lo sviluppo italiano appare più carente e che costringe i giovani a “farsi le ossa” a titolo temporaneo, pure per più anni, prima di essere considerati pronti e smaliziati al punto corretto per debuttare in Serie A.

MODULO DI BASE – Da diversi anni, in Germania tutte le nazionali giovanili seguono l’esempio della Nazionale Maggiore in termini di tattica: il modulo di partenza è per tutti il 4-2-3-1 che utilizza Joachim Löw con la Die Mannschaft, naturalmente declinato nelle opportune varianti a seconda dei giocatori libero. Avremo dunque lo stesso sistema di gioco come partenza e tutta una serie di variazioni mirate a sfruttare il materiale tecnico che possono utilizzare i rispettivi ct (difesa che diventa a 3 in fase di non possesso, abbassamento del trequartista o allargamento del centravanti, tanto per fare qualche esempio concreto): questo aiuta il giovane proveniente dall’Under 21, ma pure dell’Under 20 o 19, a inserirsi rapidamente nel gruppo dei “grandi”.

ALLENATORI – Forse è la differenza più marcata fra il movimento tedesco e quello italiano: in Italia l’allenatore del settore giovanile punta, generalmente, a fare carriera e conquistare quanto prima la Serie A, pure per un mero fattore economico. Qualche esempio? Gattuso, Grosso, Longo, Inzaghi (entrambi), Crespo e in questo modo via. Specialisti del Settore Giovanile come Alberto De Rossi e Valter Bonacina sono più che altro eccezioni alla regola, nonché figure in via di estinzione. Totalmente opposto il discorso in Germania, ove è ovvio che ci sono pure allenatori di Bundesliga che arrivano dal Settore Giovanile, ma ove in maggior misura il salario e la specializzazione nella crescita dei giovani consentono alla maggior parte dei tecnici di trovare il proprio habitat naturale nello sviluppo dei talenti. Questo consente una specializzazione in determinate competenze che in Italia è molto più complicato da trovare.

CENTRI FEDERALI – Rispetto all’Italia, in casa tedesca si dà grandissima importanza allo sfruttamento dei tantissimi centri federali disseminati per il paese: che sono molti oltre rispetto a quelli nostrani, ma che in maggior misura sono molto più utilizzati. I raduni sono costanti e in numero molto superiore a quelli organizzati dalla FIGC, il che dà un controllo migliore e maggiore ai preparatissimi tecnici federali teutonici (ne parleremo oltre, ndr) sullo sviluppo dei talenti presenti sul territorio. E che, per lo stesso motivo, facilita pure la scoperta del talento emergente, a partire dal sistema dilettantistico fino ai professionisti. Un tessuto a maglie strette su cui l’Italia appare in ritardo, pure se i risultati delle nazionali giovanili sono tutt’altro che disprezzabili.

Image:Getty

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