Cercare dei difetti in un 3-0 può essere inseguire il pelo nell’uovo. La Juve ha battuto lo Spezia: missione compiuta, in piena emergenza. Il risultato, per i bianconeri di Pirlo, fa ben sperare. I segnali da alcuni singoli, Bernardeschi e Morata prima di tutto, pure. Ma, fatta la doverosa premessa che contro i liguri fanno fatica un po’ tutti, e basterebbe chiedere al Milan secondo in classifica per avere una risposta in tal senso, la strada verso la remuntada col Porto prosegue a essere lastricata di dubbi. Non soltanto legati all’infermeria, debordante, della Continassa: è una considerazione da cui non si può sfuggire, la Vecchia Signora è funestata dagli infortuni nel momento decisivo dell’anno e questo dato praticamente non può essere ignorato.
Ma la prima metà della partita è un campanello d’allarme. Perché conferma alcuni dubbi, uno su tutti: allorchè si tratta di guidare l’incontro, la Juve fatica. Se dinanzi non trova spazi ma una formazione combattiva e, lo si legga con accezione positiva, tignosa, la manovra dei bianconeri non riesce a essere convincente. Fluida, avvolgente. Forse perché non supportata, complice l’infermeria piena di cui sopra, da grandissimi cervelli ma da ottimi faticatori e una batteria di campioni, attuali o futuri, in solitaria. E in seguito, ci sta la questione dell’approccio: fino al palo di Ronaldo, la squadra campione d’Italia in carica ha sostanzialmente lasciato 40 minuti di gioco agli avversari. Lo Spezia perdona, il Porto? È quello l’obiettivo a cui va inevitabilmente puntata la barra in quel di Torino.
Image:Getty
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