Per la prima volta fin dal momento in cui è a Manchester, Pep Guardiola è riuscito a portare il suo City alle semifinali di Champions. Il tutto con un percorso netto, autorevole, senza sconfitte. Per rendere meglio l’idea, in 10 partite stagionali in Europa il City ha collezionato 9 vittorie e 1 pareggio, contro il Porto ai gironi a qualificazione già conquistata. Dopo il doppio 2-0 col ‘Gladbach agli ottavi e il doppio 2-1 col Borussia Dortmund ai quarti. Adesso, l’annunciato spettacolo della semifinale contro il PSG che si giocherà mercoledì 28 aprile e martedì 4 maggio.
Quanto può influire il campionato – Con tutta probabilità molto poco, considerato che il City veleggia senza grossi problemi verso il successo in Premier. L’insegitrice che può in qualche modo impensierire i Citizens è il Manchester United, che ma è tuttavia in Europa League e che ha 11 punti di distacco (pur con una partita in meno). A conti fatti, agli uomini di Guardiola basterebbero 11 punti nelle 6 gare restanti, per diventare campione. E visto il cammino fatto fin qui, vien difficile immaginare un City non in grado di espletare il compito (pure perché lo United dovrebbe ad ogni modo vincere tutte le sue ultime 7 gare).
Punti di forza e punti deboli – Per i punti di forza serve carta e penna, vista la lunghezza dell’elenco. Ne citiamo alcuni: il primo è evidentemente il valore del team agli ordini del catalano. Che al suo interno ha calciatori d’esperienza al top della carriera come De Bruyne e Gundogan, ma anche giovani pronti a decidere il destino. Come sta già facendo Foden. In più quest’anno c’è una non scontata solidità difensiva a spostare gli equilibri: il City, nelle 10 gare di Champions giocate, ha subito soltanto 3 gol. Il segnarli, viceversa, non è mai stato un problema. Ecco perché se la compattezza difensiva dovesse esser confermata pure contro il PSG, pure contro Neymar e Mbappé, automaticamente i Citizens diventerebbero la concorrente più accreditata per l’affermazione finale. I contro? Lo ha riferito Guardiola dopo il successo sul Dortmund. Nonostante i campioni, il City non ha una storia a questi livelli della competizione. L’inesperienza, insomma, potrebbe giocare brutti scherzi. Pure perché come dicono quelli bravi, “certe gare sono decise dai dettagli”.
L’undici tipo – (4-3-3): Ederson; Walker, Stones, Ruben Dias, Cancelo; Gundogan, Rodri, De Bruyne; Mahrez, Bernardo Silva, Foden
Punti di forza e punti deboli – Per i punti di forza serve carta e penna, vista la lunghezza dell’elenco. Ne citiamo alcuni: il primo è evidentemente il valore del team agli ordini del catalano. Che al suo interno ha calciatori d’esperienza al top della carriera come De Bruyne e Gundogan, ma anche giovani pronti a decidere il destino. Come sta già facendo Foden. In più quest’anno c’è una non scontata solidità difensiva a spostare gli equilibri: il City, nelle 10 gare di Champions giocate, ha subito soltanto 3 gol. Il segnarli, viceversa, non è mai stato un problema. Ecco perché se la compattezza difensiva dovesse esser confermata pure contro il PSG, pure contro Neymar e Mbappé, automaticamente i Citizens diventerebbero la concorrente più accreditata per l’affermazione finale. I contro? Lo ha riferito Guardiola dopo il successo sul Dortmund. Nonostante i campioni, il City non ha una storia a questi livelli della competizione. L’inesperienza, insomma, potrebbe giocare brutti scherzi. Pure perché come dicono quelli bravi, “certe gare sono decise dai dettagli”.
Image:Getty
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