L’allenatore del Sassuolo ed ex attaccante del Napoli Roberto De Zerbi ha conversato in conferenza stampa alla vigilia dell’incontro contro il Milan, esprimendosi in maniera molto dura e decisa contro la SuperLega: “Sono molto toccato e arrabbiato per questa cosa. Ieri ne abbiamo parlato con la squadra per una mezz’a questo punto. E’ corretto fermarsi come saltuariamente accadeva a scuola allorchè si fermava il programma e si parlava di ciò che ci circonda. Era corretto che dicessi ai miei calciatori il mio pensiero. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo pubblico. Questo episodio equivale ad un colpo pubblico nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Nei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocratico. Nella modalità perché si poteva fare senza sotterfugi, viceversa fare comunicati congiunti a mezzanotte, il sito nuovo, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. E’ un comportamento che va a ledere un diritto che non è solo circoscritto al calcio, il diritto che il più debole possa farsi strada e crearsi un futuro più bello. E’ come se il figlio di un operaio non possa sognare di fare il dottore, il chirurgo, l’avvocato. E’ una cosa che mi urta i nervi. E’ come se avessero detto, ai tempi dell’oratorio, il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io. E’ finito il tempo dell’oratorio. Io penso che il calcio abbia un ruolo sociale diverso da tutti gli altri sport, è in questo modo per l’Italia e l’Europa, corretto o non corretto. Fare una SuperLega di squadre ove loro decidono chi deve entrare e chi sta fuori, è una cosa che toglie l’essenza del calcio. Io sono partito quest’anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché tuttavia sogniamo, ma qualche risultato lo abbiamo fatto. Qui si tratta di metterci la faccia. Se questo è il calcio moderno, è una roba che non rispetta l’uomo prima del giocatore e del tifoso“.
“Noi facciamo parte di un ambiente ricco, ove girano parecchi soldi, e allora devono farsi loro delle domande. Non mi interessa se tutte queste squadre sono indebitate. Io provo una sensazione di orgoglio verso far parte del Sassuolo perché ragiona come ragiono io. A gennaio il Sassuolo è giunto quarto sul campo mettendo al centro squadre pure più forti di noi. Avremmo potuto rinforzare la squadra, ma io non ho fatto nemmeno mezza riunione di mercato con Carnevali, perché sapevo il momento che stavamo attraversando, non ho avuto mezza richiesta per rinforzare la squadra e l’abbiamo pure pagata questa scelta e se tutte queste squadre sono indebitate, devono farsi delle domande di come hanno gestito le loro aziende. Non è che perché hanno fatto disastri, perché queste società sono gestite da potenti, prepotenti, debbano in seguito andare a farla pagare alla piccola società che fa le cose fatte per bene, ai calciatori che sul campo sudano e sognano di poter andare a giocarsi la Champions in stadi importanti contro squadre prestigiose. E’ tutto sbagliato e credo sia giunto il momento pure di esporsi. Io domani non avrei piacere a giocare la sfida perché il Milan fa parte di queste tre squadre e l’ho detto ai miei calciatori e a Carnevali. Se Carnevali mi obbligherà ad andare, chiaramente ci vado. Ma sono rimasto male“, ha affermato l’allenatore neroverde.
“Sono arrabbiato perché il calcio mi ha dato da mangiare per 40 anni, ma pure io al calcio ho dato tutto e non la metto come questione lavorativa, va oltre al lavoro e allo stipendio, ma proprio nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane sulle quali si sono giocate tante gare, si sono scritte tante pagine. In questo modo non mi piace e conseguentemente cerco di combatterlo secondo i valori che i miei genitori mi hanno trasferito, non certo abbassando la testa o facendo finta di nulla, pure se potrebbe andare contro, in futuro, qualche mio interesse. Ma è corretto che noi del calcio, in questo modo come hanno fatto Klopp, Bruno Fernandes, i tifosi del Liverpool, del City, ci si esponga. Questa è una pagina triste, grave, pesante, che può andare a rovinare il mondo che io amo e che ho amato e per il quale mi sono speso complessivamente e per tutto. Io sono stato sempre tifoso del Brescia e da piccolo lo sognavo in Serie A, perché quasi sempre era in Serie B, in seguito lo sognavo arrivare in Coppa Uefa, una volta si chiamava in questo modo, in seguito capisco che il calcio cambia, che il mondo va veloce, ma non è una giustificazione che se il mondo va veloce bisogna calpestare i più deboli o bisogna venir meno a dei diritti leggittimi, delle persone che formano società e in questo caso squadre di calcio“, ha concluso De Zerbi
Image:Getty
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