Kim Min-jae sarà il terzo sudcoreano a giocare in Serie A e rispetto ai predecessori su di lui vi sono grandi aspettative, non fosse altro che il centrale dovrà rimpiazzare il signor Kalidou Koulibaly al Napoli.
Kim Min-jae sarà il terzo sudcoreano a giocare in Serie A e rispetto ai predecessori su di lui vi sono grandi aspettative, non fosse altro che il centrale dovrà rimpiazzare il signor Kalidou Koulibaly al Napoli.
IN PRINCIPIO FU AHN – Nell’estate del 2000 il patron del Perugia, Luciano Gaucci, due anni dopo la fortunata intuizione Hidetoshi Nakata, decise di puntare sul mercato asiatico, pescando il primo giocatore della Corea del Sud oltre al primo cinese (Ma Mingyu). Ahn, sguardo triste e codino al vento, ci impiega quasi un anno ad adattarsi. I problemi variano su ogni fronte: dall’enorme differenza calcistica, all’essere proiettato in una cultura completamente diversa. Per non parlare della barriera linguistica e persino del cibo. Perché se del cibo ci possiamo far (giustamente) vanto, Ahn non la pensava affatto in questo modo, riducendosi a mangiare soltanto gelato. La sua esperienza in Italia finirà praticamente dopo i Mondiali del 2002, con la punta reo di aver segnato il golden gol che elimina l’Italia agli ottavi di finale. Luciano Gaucci va su tutte le furie, rinnegando il calciatore e dichiarando di non voler pagare lo stipendio a uno che ha rovinato il mondo del pallone italiano. Ahn se la lega al dito e allorchè i dirigenti perugini provano a ritrattare ora mai è tardi, il calciatore chiede ed ottiene la vendita: andrà prima in Giappone, dopo seguirà una seconda possibilità in Europa, prima al Metz, in Francia e dopo in Germania, al Duisburg, senza lasciare il segno. Una Corea talmente indigesta, forse proprio per quei Mondiali, che dovremo attendere il 2017 per vedere un altro giocatore transitare in Serie A: è Lee Seung-wool. Ci punta il Verona, confortato dal fatto che il ragazzo, all’epoca 19enne, si è già formato in Europa e nulla meno che al Barcellona. E l’inevitabile e poco fortunato soprannome di “Messi coreano”. Rimane in Italia due anni, segna altrettante gol e va via senza rimpianti.
IL TERZO TENTATIVO – Kim a differenza dei predecessori ha un vantaggio: l’aver giocato in un torneo europeo e nelle coppe europee, di aver imparato a conoscere le pressioni di una piazza calda come Istanbul. Il Fenerbahçe si è assicurato le sue prestazioni un anno fa per la miseria di 3 milioni di euro, sfruttando un accordo con il Beijing Gouan (Cina) prossimo al termine nel 2022. Il suo sponsor è Vitor Pereira, tecnico portoghese che lo ha visto da vicino nella Super Lig cinese e se l’è portato con sé allorchè è approdato in Turchia. Giunto fra lo scetticismo generale, ciò che ha colpito maggiormente è il suo veloce adattamento al calcio europeo, distinguendosi come uno dei migliori centrali del campionato. Il suo ex allenatore Slaven Bilic, che lo ha avuto modo di allenare a Pechino, giura che può diventare un top player.
LO CHIAMANO “THE MONSTER” – Centrale possente, 190 cm d’altezza, nonostante la mole può unire la forza fisica a una buona velocità di base. Proprio per la sua stazza, mediamente più imponente di quella dei suoi connazionali, si è guadagnato in Corea del Sud il soprannome di “Monster”. Fra le altre qualità c’è la disciplina tattica, concentrazione, un ottimo senso della posizione e l’abilità nel gioco aereo. Nell’ultima stagione si è distinto pure come potenziale pericolo per le difese avversarie sui calci d’angolo, pur non potendolo definire un difensore goleador (solo una marcatura lo scorso torneo). In Turchia sono certi che il calciatore sia già pronto per una rosa molto competitiva di Serie A e che la scuola italiana possa dargli quelle skills in più per fare dopo un ulteriore salto in avanti.
Image:Getty
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