“Per passare al 3-5-2 c’è bisogno di una motivazione importante”. Roberto Mancini nella conferenza stampa di lunedì ha risposto in questo modo alla domanda relativa al possibile cambio di modulo. Il ct dell’Italia che fin qui ha fatto del 4-3-3 il suo marchio di fabbrica avrà sempre nel tridente offensivo il suo punto di riferimento, pure in futuro. Ma, ora storico, è quasi obbligato a cambiare un reparto avanzato che ha perso tutti i suoi esterni offensivi. Da Insigne a Chiesa, da Berardi a Pellegrini, passando per Politano: tutti indisponibili per le partite di Nations League contro Inghilterra e Ungheria. Due gare non banali, perché l’Italia a 180 minuti dal termine può tanto conquistare le final four allorchè retrocedere nella Lega B. E allora ecco le prove di 3-5-2, con Raspadori dietro Immobile e Toloi-Bonucci-Bastoni dinanzi a Donnarumma.
Perché Gabbiadini e non Zaniolo?
Nella direzione del 3-5-2 va interpretata la convocazione nella giornata di ieri di Manolo Gabbiadini. Seconda punta, il centravanti della Sampdoria torna a Coverciano a distanza di quasi cinque anni, dopo quel maledetto 0-0 di San Siro contro la Svezia che lo vide protagonista. Gabbiadini nelle scelte del ct è stato preferito a Nicolò Zaniolo e la scelta fa discutere. E assai.
La punta classe ’99 che fu lanciato dal ct allorchè tuttavia era un semisconosciuto, nello scorso campionato s’è specializzato nel ruolo di seconda punta dietro Abraham. Contro i bergamaschi all’Olimpico, nell’ultimo turno di campionato, ha palesato di aver recuperato a pieno dall’infortunio alla spalla ed è risultato fra i migliori sul terreno di gioco. Eppure Mancini non l’ha chiamato, una scelta sorprendente pure per lo stesso Zaniolo che adesso non può far altro che preparare al meglio la prossima partita di campionato contro l’Inter. Sperando possa andar meglio già a novembre, allorchè in programma ci saranno le amichevoli contro Albania e Austria.
Image:Getty
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