Sarri ha giocato sei volte le coppe europee. Cinque con squadre italiane. Ha toccato gli ottavi con Napoli e Juventus, due sedicesimi tuttavia col Napoli e nella giornata odierna con la Lazio e vinto l’Europa League col Chelsea. Affronta lo Sturm Graz nel Gruppo F, il più equilibrato, con una peggior differenza gol, ma tutti a 4 punti. Ecco alla prima di ritorno gli austriaci all’Olimpico. Dice di schierare la vera Lazio. Nulla turnover, termine che nemmeno piace. Dopo tiene Milinkovic, il migliore, in panca. Allorchè durante la seconda parte della gara entra, cambia la gara. Finisce 2-2, dopo aver regalato per 45′ uno dei pochi in grado di decidere il destino. Non viene da pensare che siamo frontalmente a un altro che crede di vincere le gare?
Nel frattempo esce un libro su Mourinho. Nessuno, del presente o del passato, si può raffrontare al portoghese. Un mostro sul piano della comunicazione. Negli anni ’60 arrivò Helenio Herrera all’Inter. Un’iradiddio. Un fenomeno per il tempo, ma paragonato allo Special one un allievo. Ha 59 anni. E’ stato un difensore modesto. Ha avuto modo di allenare club importanti: Benfica, Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid, Manchester United, Tottenham e Roma e in 22 anni collezionato 28 trofei. E’ stato secondo di Robson allo Sporting Lisbona e al Porto e dell’inglese e Van Gaal al Barcellona. L’olandese si dimostra una guida. Diceva Uli Hoeness, la mente del Bayern Monaco: “E’ un bravo allenatore, ma crede di essere il Padreterno. Allorchè il mondo non esisteva tuttavia, lui c’era già”. Si scopre in questo modo da chi ha preso schemi difensivi, situazioni tattiche, movimenti e accorgimenti. Van Gaal lo aiuta a organizzare la galassia di nozioni sparse che Josè porta dentro. Se Bobby Robson lo invitava a preparare il lavoro, l’olandese si presentava al campo con due ore d’anticipo e in mano gli appunti dell’allenamento. A 33 anni si trova col 25enne Guardiola sul terreno di gioco, cui predice un grande avvenire da allenatore.
Nel libro, scritto da Fabio Licari, si ricorda che il duello con Benitez inizia nel 2004, l’anno in cui passa al Chelsea e Rafa dal Valencia al Liverpool. Nasce una rivalità aspra, ma non c’è storia. Sul piano della comunicazione lo annienta. Da un lato un uomo brillante che buca il video e conquista tifosi e tifose. Dall’altro un vincente che non cura l’immagine, perde capelli e con chili superflui. Detto di chi non gode i suoi favori, spende belle parole verso di Gasperini, che affronta per la prima volta nell’ottobre 2008, dapprima dell’avventura con l’Inter. A Genova finisce 0-0 e dopo lunghi sforzi si complimenta. Non era riuscito a metterlo in imbarazzo. Ogni volta che cambiava tattica, l’altro adattava la squadra alla sua mossa. Chapeau!
Image:Getty
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