“Il secondo album è sempre il più complicato nella carriera di un artista” canta Caparezza nella sua “Il secondo secondo il mio parere” presente nell’album Verità Supposte del 2003. Potremmo parafrasare e riversare il concetto nel calcio: il secondo anno è sempre il più complicato nella carriera di un allenatore? Sì, no, forse, dipende. Da che dipende, potremmo aggiungere per rimanere in tema musicale pure se siamo tuttavia lontani da Sanremo. Sicuramente dipende da parecchi fattori e quello dell’allenatore del Sassuolo Alessio Dionisi, ad esempio, non è un caso semplice. Ha ereditato in maniera intelligente l’eredità di Roberto De Zerbi che ha lasciato la squadra con un undicesimo e due ottavi posti nella sua gestione e in maggior misura ha lasciato il segno nella testa dei calciatori. Pure per questi motivi, pure per non stravolgere una macchina che ora mai viaggiava con il pilota automatico, nonostante i nuovi inserimenti, Dionisi decise di ripartire dal 4-2-3-1, apportando le sue ‘correzioni’. Quest’anno viceversa l’allenatore ha modificato tanto, ‘stravolgendo’ il vecchio Sassuolo. Per tale motivo si può parlare di un Sassuolo 2.0 che ha cambiato pure sul mercato, sono arrivati 6 nuovi giocatori, un centrale di difesa, un giocatore della fascia centrale del campo centrale, due nuovi centravanti e due nuovi esterni d’attacco che sono andati a sostituire, fra gli altri, i vari Raspadori, Scamacca, Djuricic e Chiriches, senza dimenticare le pesanti assenze addentro dello spogliatoio di un campione eccezionale come Magnanelli, che adesso è passato dall’altra parte della barricata, e di un altro veterano come Peluso che ha formato lo zoccolo duro degli emiliani vestendo la maglia neroverde per 8 anni.
La rivoluzione di Dionisi
La squadra ha sempre avuto delle difficoltà contro le formazioni che giocano a uomo (e ora mai sono tante) e l’allenatore toscano, fra le altre cose, ha cambiato modulo passando al 4-3-3, ha inserito una mezz’ala in più e ha pure cambiato il gioco dei neroverdi: meno possesso palla (si è passati dal circa 60% di media di un anno fa all’attuale 47%), baricentro un po’ più basso, pressing alto (ma in determinati momenti), marcature a uomo solo in alcune zone del campo, ripartenze e più verticalità, un centravanti con caratteristiche diverse rispetto al suo predecessore. Cosa dicono i numeri? Sono 16 i punti sin qui raccolti dai neroverdi, 3 in meno rispetto a un anno fa. Complessivamente 15 gol segnati e 22 subiti (9 in meno quelli fatti e uno in meno quelli incassati rispetto alla passata stagione). Il Sassuolo ha vissuto due vasi in questo anno: una fase di assestamento nella prima parte, una fase di involuzione nella seconda. Lo raccontano i soliti ‘freddi’ numeri: solo 4 punti nelle ultime 7, con una vittoria contro il Verona ultimo in classifica e un ottimo pari con la Roma.
Le attenuanti non vengono a mancare ma neroverdi rimandati al 2023
La classifica parla chiaro e racconta di un Sassuolo quindicesimo in classifica. Ci si aspettava oltre, bisogna essere onesti. E altrettanto onestamente bisogna pure ammettere che viste alcune ottime prestazioni che la squadra ha palesato di poter fare, il Sassuolo avrebbe giusto qualche punticino in più in classifica. Pure Giovanni Carnevali ha asserito proprio adesso di non essere soddisfatto e di aspettarsi oltre. Le attenuanti per Dionisi non vengono a mancare, a cominciare dagli infortuni: Traorè si è fuori causa per infortunio nel pre-ritiro a fine giugno Muldur al 3′ minuto della prima giornata, Berardi e Defrel, che avrebbe dovuto sostituire proprio l’esterno calabrese, alla quarta giornata. Quasi tutti infortuni da 3 mesi di stop con la punta classe ’94 che è stato fermo per un mese e mezzo, dopo ha avuto un nuovo stop di 3 settimane ed è rientrato solo per le ultime due partite prima della sosta. Un mix di questi fattori dunque, ovvero la nuova strada intrapresa, gli infortuni pesanti, la scarsa vena realizzativa della squadra (Pinamonti è andato in gol 3 gol ed è stato criticato da stampa e tifosi), le cessioni importanti (persi i 26 gol di Scamacca e Raspadori), lo scarso impatto dei nuovi provenienti dall’estero (ad eccezione di Laurientè) hanno creato una sorta di cortocircuito, proprio sul più bello, proprio allorchè Dionisi sembrava aver sbrogliato la matassa, generando un blackout improvviso. Adesso la palla passa proprio al tecnico toscano che nel 2023 dovrà trovare il modo corretto per riaccendere la luce neroverde. E ha già palesato di saperlo fare alla grande.
Image:Getty
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