Emanuele Calaiò, ex attaccante del Napoli e non solo, è intervenuto nel corso del TMW News, ove ha disquisito di parecchi argomenti, a partire dal suo ex compagno Pasquale Mazzocchi: “Se è da Nazionale? Attualmente lo è e lo ha palesato sul campo. Mancini lo ha chiamato perché è fra gli esterni più forti che ci sono in Italia e la Nazionale deve ripartire dai giovani che hanno gamba, voglia e che si sudano la maglia. Ho avuto l’onore di giocare con lui a Parma, l’ho cresciuto. Bisogna sapere la sua storia, mi raccontava di allorchè era alle prime armi e giocava nelle scuole calcio, che andava a portare la spesa nei condomini del palazzo. Ha una storia che mostra che è cresciuto con sani principi, fame, voglia di arrivare. Si è guadagnato tutto con il sacrificio, a fine allenamento si ferma sempre un’adesso in più, fa un extra, si cura il fisico… Insomma, è un grande professionista. Sta facendo grandi cose, aveva bisogno di un club che gli desse fiducia. Sono soddisfatto, ma me lo aspettavo e sono sicuro che il prossimo anno sarà un giocatore da squadra molto forte e parlo di Inter, Milan, Juventus, Napoli… Il calcio nella giornata odierna è tutto fisico, lui ha gamba e adesso si richiedono quelli come lui”.
Cosa pensa viceversa delle critiche che vengono rivolte al suo ex compagno Immobile per lo scarso rendimento in Nazionale?
“Faccio fatica a criticare uno che fa 30 gol a stagione, è impensabile. Può rendere oltre o di meno nel club o nella Nazionale, ma dipende dal mister, dalle caratteristiche, da chi ha accanto… Alla Lazio ha sempre giocato con qualcuno vicino, lui è bravo a duettare, ha bisogno di palle in profondità. Nell’Italia gioca con un 4-3-3 con due esterni larghi e lui senza compagnia punta centrale. Sono moduli diversi, alla Lazio è normale che abbia più palle gol, si gioca prettamente per lui. Dopo conosce la porta dell’Olimpico come quella di casa sua, è alla Lazio da anni, nel frattempo in Nazionale cambiano schemi e calciatori, è normale faccia un po’ più di fatica”.
Ha giocato in un’epoca ove bisognava meritarsi la Nazionale a suon di prestazioni positive, nella giornata odierna basta molto meno. Lei è d’accordo con la politica di Mancini?
“Il calcio è cambiato rispetto a allorchè giocavo io. In tutte le categorie il livello tecnico è un po’ più basso, il calcio moderno è tutto fisico e chi è grande, grosso, corre e fisicamente sta alla grande gioca, fa bene. Magari si vede meno spettacolo… Io ricordo che allorchè ero a Siena c’era l’Inter del Triplete, il Milan di Kaká e Ronaldinho, erano altri tempi, ove chi giocava a Milano, a Roma, a Torino contro la Juve perdeva 3 o 4 a 0. Sicuramente parlo delle piccole come il Siena, il ChievoVerona, la Sampdoria, il Torino… Le squadre che lottavano per salvarsi. A questo punto la Serie A è equilibrato e un Monza, una Salernitana, un Sassuolo può vincere a Milano con tranquillità senza che ci siano sorprese. Questo fa comprendere che il livello si è un po’ abbassato. Io prima di ottenere grandi contratti ho dovuto fare 20 gol a stagione, adesso con un anno buono si fanno contratti milionari. Si tratta di un calcio diverso. Stavo andando in Nazionale allorchè mi sono rotto il perone, ci sono giunto a 28 anni, ma ho dovuto fare sacrifici ed andare in doppia cifra per tante stagioni, ora basta poco. Si vedono pochi giovani sul terreno di gioco. Abbiamo l’usanza di pensare Barella, Verratti o Meret come giovani, ma 24-25 anni non lo sei più. I giovani sono Gavi, Pedri, che giocano a 17 anni nel Barcellona o a 16 anni nel Bayern Monaco oppure il nuovo talento dell’Udinese (Pafundi, ndr). Se l’Italia non è arrivata al Mondiale una domanda bisogna riuscirci, bisogna puntare un po’ più sui settori giovanili e sugli italiani. Se hai nove undicesimi stranieri in una formazione fai fatica a comporre una Nazionale forte forte.”.
Image:Getty
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