Christian Argurio, ex scout della Juventus e dell’Udinese fra le altre e già direttore sportivo di Catania e Messina, nella giornata odierna nella dirigenza dei croati dell’NK Istra, nel suo appuntamento settimanale col canale Twitch di TuttoMercatoWeb.com, ha disquisito di vari argomenti relativi al Mondiale e non solo. Ecco una sintesi di quanto detto.
Il Marocco è la rivelazione per eccellenza di Qatar 2022. Calciatori già affermati, che stanno approfittando al massimo della vetrina del Mondiale, ma pure l’esplosione di molti talenti, nella Nazionale marocchina. Quale aspetto ti ha maggiormente impressionato?
“Loro sono partiti come Nazionale che avrebbe potuto molestare, in seguito questa unione fra una nuova leva di calciatori, e calciatori più affermati, con esperienze internazionali importanti, ha creato tutto il resto. Già dalla prima gara con la Croazia – che molti, qui in Croazia, avevano definito come ‘fallimentare’, per il risultato finale – avevo notato che la Nazionale di Dalic non era libera mentalmente, ma che, in maggior misura, il Marocco aveva una solidità degna di nota, organizzazione ed entusiasmo. Non so se basterà con il Portogallo, dopo aver giocato supplementari e rigori come ha fatto il Marocco, pure perché la profondità della panchina lusitana consente al CT Santos di avere molte soluzioni”.
Quanto può essere pericoloso, in ottica mercato, valutare un giocatore per quanto fatto in un contesto in questo modo particolare, e con un numero in questo modo esiguo di gare, come il Mondiale?
“Un addetto ai lavori deve saper guardare il contorno, riuscire a vedere il contesto per cui si sta formando e sviluppando l’evoluzione di un giocatore: la squadra avversaria, i compagni. È tutto molto compresso in poche partite e in un mese di gioco. Un Mondiale può essere uno specchio importante, per il valore del giocatore, ma valutare il prima, e provare a immaginare il dopo, è decisivo, evitando in questo modo di farsi ‘coinvolgere’ troppo e commettere errori. Disquisendo viceversa della Croazia, non possiamo non ripartire dal fatto che un Paese di circa 4 milioni di abitanti, la cui indipendenza è recente, sta continuando a raccogliere risultati stupefacenti, fra Europei e Mondiali. Indipendentemente dal risultato con il Brasile, arrivare fra le prime otto al Mondo, dopo esser stati vicecampioni del Mondo quattro anni fa, è un altro risultato incredibile, per quella che è la grandezza del territorio. La Croazia, dei territori dell’ex Jugoslavia, è quella che ha fatto vedere le cose migliori, e oltretutto questo è un Mondiale che da un lato porta alla chiusura di un ciclo di calciatori importanti, Modric uno per tutti, ma dall’altro sta mostrando qualche cosa un’altra volta, in maggior misura nel reparto difensivo e con Gvardiol, uno dei giocatori di difesa più forti di questo Mondiale. E’ sempre stato una promessa importante, lo ha palesato con il Lipsia, adesso con la Nazionale e sono sicuro farà altrettanto con il Chelsea, con il Real Madrid, ovunque andrà, ad ogni modo in un top club in futuro, perchè è uno dei giocatori di difesa più forti al mondo, in prospettiva”.
Un giocatore come Gvardiol, un acquisto come quello del Lipsia dalla Dinamo Zagabria, è da ritenersi inarrivabile per l’Italia per poca forza economica o per ‘modus operandi’ dei nostri club?
“Entrambi i motivi. Ci sono squadre che si stanno avviando ad avere un nuovo ‘coraggio’, sul mercato. Fare affidamento su un giocatore in questo modo giovane, a 18-20 milioni, non è facilissimo neanche per i top club italiani, pure se qualcuno avrebbe potuto permetterselo. La competenza dei nostri dirigenti è alta – lo abbiamo già visto con il Napoli e il Milan – pure se sui giovani il tema dell'”attendere” è delicato, pensiamo a De Ketelaere: magari fra sei mesi ritroveremo il calciatore visto al Bruges. Un altro nome che faccio è Sucic, del Salisburgo: una formazione italiana potrebbe ardire di provare a prenderlo, a cifre simili di quelle spese dal Lipsia per Gvardiol, un giocatore che è certamente da top club”.
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Image:Getty
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