Forse ci eravamo illusi e con tutta probabilità, in parecchi, non abbiamo trovato il coraggio di dirci le cose in faccia con estrema sincerità.
A dire il vero su Radiobianconera ci proviamo, ma molte volte veniamo pure criticati (fortunatamente!) perché nell’immaginario del tifoso integralista non esiste la possibilità di immaginare il rischio “sconfitta”.
I ventiquattro punti incamerati, senza oltretutto subire gol, rappresentavano quel fondo di apparente certezza sul quale fondare le speranze di remuntada.
Due i motivi, ma, che ne frenavano l’entusiasmo: le complicazioni mostrate arrivando a rete e per sviluppare gioco. I risultati e il calendario abbordabile sono riusciti a nascondere i limiti strutturali della squadra. Le assenze, viceversa, ne rafforzavano gli alibi e le speranze ponderate di Allegri. Il tecnico ha le sue pesanti responsabilità, ma non per come ha messo in campo la squadra al “Maradona”.
Attenti a non sparare addosso solo a lui. Chiesa e Di Maria sono un tentativo sbagliato per averli schierati insieme dall’inizio della gara, sapendo di non poterli tuttavia impiegare per tutta la durata dell’incontro. Ma errore più grande, e inspiegabile in maggior misura in queste condizioni, azzerando la presenza dei tanto decantati Miretti, Fagioli e Illing. La presenza di come minimo uno dei tre avrebbe garantito volume e corsa e dato la possibilità pure a Chiesa di agire, sulla fascia destra o sinistra, più vicino all’area di rigore avversaria.
I tre faranno ritorno in Coppa Italia contro il Monza, ma l’opportunità intanto è stata sprecata. Da qui a giugno, e con tante decisioni da prendere, ogni partita è un esame.
Commedia napoletana – Tutti in discussione alla Juventus e parecchi complimenti al Napoli per aver centrato l’affermazione numero quindici in campionato senza ombre, piuttosto con i giusti accorgimenti figli della sconfitta di inizio ’23 con l’Inter. Il bis avrebbe frantumato punti e certezze a favore delle inseguitrici. Alla luce degli ultimi tre risultati, viceversa, un solo passo falso ci sta . Ciò che stona è l’atteggiamento discutibile di Spalletti, teatrale alla vigilia e con una deriva istrionica dopo il successo. Il senso della vittoria passa dall’eleganza nel non farla pesare “platealmente” (e strumentalmente) all’avversario già ferito dalla pesante sconfitta. Solo la vera commedia napoletana avrebbe imposto l’apprezzata sfumatura nell’inseguimento a testa china del collega alla fine dell’incontro. E con la critica pronta a giudicare l’eventuale rifiuto dello sconfitto. Dimenticando ma che pesa pure la sensibilità con cui ci si approccia in questo modo come il ricordo di allorchè lo stesso Spalletti, un anno prima in Europa League, dopo un ko se ne fregò di ricambiare la stretta di mano del tecnico russo. Nell’occasione più adatta, nell’ultimo 5-1 subito dalla Juventus trent’anni fa, Allegri è stato autore di un gol con la casacca del Pescara. Allorchè si dice il destino…
Image:Getty
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