Poteva concludersi in questo modo, un gol a testa e nemmeno tante polemiche. Partiamo dal termine, dai minuti nei quali il derby d’Italia ha perso la testa. Risultato: più cartellini rossi che gol, in una serata emozionante soltanto per le botte fra i calciatori sfiorate (o forse no) a partita ora mai conclusi. Su tutti, si staglia la figura dell’arbitro Massa: espelle Romelu Lukaku per un’esultanza già vista mille volte. Poco importa che i cori di una parte della curva bianconera saranno materiale per la procura federale (pure se sembrano più pochi fessi che parecchi razzisti, i fischi leciti superano i versi proibiti), o che il belga avesse già esibito la stessa mimica – saluto militare e dito sulla bocca – dopo la tripletta in nazionale, omaggio ai guai del compagno Dock e anche ai propri. Big Rom ha i suoi problemi a cui pensare, la rete che pare uno sconosciuto e le critiche che gli piovono addosso. Ora deve confrontarsi con un rosso che si poteva evitare, in maggior misura dopo il quale il direttore di gara la partita l’ha persa, scusate la cacofonia.
Ritorno senza i protagonisti. Il 26 aprile a San Siro saranno assenti Cuadrado e Lukaku: tabellino familiarmente, sono i due calciatori che hanno alleviato agli spettatori la noia di un derby d’Italia difficile da guardare per intero. Più Handanovic: chissà cosa è accaduto col colombiano dopo il triplice fischio, sembravano confrontarsi pacificamente e dopo è cambiato tutto in un secondo. E giù di cartellini rossi. Tornando al rosso comminato a Lukaku, il regolamento parla chiaro. Ma allora avrebbe dovuto castigare pure il meraviglioso Leao dopo il marameo di Napoli, e questo è solo il primo esempio che viene in mente. Ci vorrebbe avere equilibrio, non protagonismo. Si torna lì: per una volta, poteva concludersi in maniera tranquilla. Un’espulsione evitabile, e vedremo se destinata a durare, ha fatto precipitare le cose nel caos.
L’Inter nervosa, ma lotta con sé stessa. Opportuno di equilibrio, stentano a trovarlo i nerazzurri. Inzaghi sceglie la via dell’usurato sicuro: Handanovic e D’Ambrosio in disparte, l’allenatore piacentino per uscire dalle secche punta su chi ha tirato la carretta finora. Gli toccherà farlo, con le minime rotazioni a cui ci ha abituati, pure a Salerno e Lisbona: incredibile a dirsi, di questi tempi sono partite che pesano più di una partita alla Juventus, la madre di tutte le gare del mondo del pallone italiano, pure allorchè si rivela brutta come lo è stata ieri in serata. Che l’Inter sia guarita non si può dire: per la prima volta in stagione, ha evitato la sconfitta con la Juve e questa è una notizia. Rischiava di perdere per un episodio, ha pareggiato per un altro: quanto a vincere, non ci è mai andata vicina. Ma, visto il momento, alla Pinetina si raccoglie quel che passa il convento. Forse l’Inter non ha da guarire da niente: è questa qui, sbanda in campionato e nella partita secca tira fuori qualche cosa di diverso. Rischia tantissimo, perché nella giornata odierna è virtualmente fuori dalla prossima Champions, ma è in corsa finalizzato alla vittoria quella attuale. Inzaghi nella giornata odierna è in forte dubbio e fra una settimana può diventare l’eroe dei due mondi: a fine stagione la separazione appare lo scenario più credibile, ma forse conviene sospendere il giudizio e attendere. Certamente, in disparte il brutto ed evitabile incidente finale, il nervosismo non la molla mai: da Barella a Brozovic, persino capitan futuro Lautaro, sbracciano e sbuffano un po’ tutti. Sanno di poter essere migliori di in questo modo, di doverlo essere: è solo che non hanno capito fino all’ultimo come fare.
Image:Getty
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