Un punto d’oro… grazie a una grande intuizione. L’Hellas strappa un pareggio a Napoli sconfessando la propria identità tattica. Non nella sostanza, perché i principi sicuramente non mutano, ma il 4-4-1-1 disegnato da Zaffaroni ha prodotto uno schieramento in grado di assorbire l’urto degli attacchi della squadra di Spalletti, rimaneggiata negli uomini ma tuttavia molto temibile nel reparto avanzato. La risposta più rinfrancante per i gialloblù è che sì, l’affermazione al fotofinish con il Sassuolo ha lasciato un’impronta. Ha restituito certezze, entusiasmo, motivazione ad una formazione che li stava smarrendo per strada.
Sogno salvezza vivo: l’Hellas ci crede
C’è voluto un pizzico di fortuna: Osimhen, subentrato a venti minuti dal novantesimo, ha apposto la sigilla sull’opportunità più nitida per gli azzurri con un gran destro dal limite che si è stampato sul montante. Ma nel complesso, come detto, l’Hellas ha avuto la virtù di non sfilacciarsi, di mantenere bene le distanze e di sigillare la porta di Montipò. Frontalmente non c’era il miglior Napoli dell’anno: il vicinissimo match di ritorno di Champions con il Milan ha risucchiato qualche energia nervosa, e le opzioni di formazione di Spalletti hanno sicuramente tenuto conto dell’impegno di martedì. Ma questo non inficia il valore del risultato ottenuto al Maradona, né il modo in cui è maturato. Il Verona è vivo: sette giorni fa, a pochi minuti dal fischio finale della sfida con il Sassuolo, sembrava tutto finito. Nella giornata odierna la zona salvezza dista appena tre punti (o quattro, se si considera il vantaggio dello scontro diretto che ha lo Spezia). C’è speranza, e c’è voglia di lottare fino alla fine. Servirà tuttavia un’impresa titanica, ma l’Hellas, dopo settimane di buio, pare essersi ritrovato.
Image:Getty
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