Igor Tudor primo nome per la Juventus del futuro, se davvero sarà separazione con Max Allegri. In un momento molto delicato per la società bianconera, che non ha tuttavia risolto lo stallo legato all’arrivo di Cristiano Giuntoli, è quanto raccontano le cronache di mercato.
Non è l’unico nome. Proprio per questa ragione, i numeri di queste settimane sono da trattare con precauzione. Premesso che l’accordo ha un peso non da poco sulla decisione relativa ad Allegri, il casting bianconero coinvolge diversi tecnici. Ad accomunarli, con la rilevante eccezione di Gian Piero Gasperini che ma presentemente non si direbbe ai primissimi posti, dall’età relativamente giovani: si va da Thiago Motta – che piace pure a Napoli e PSG – a Vincenzo Italiano, passando per Sergio Conçeicao, Alessio Dionisi e Raffaele Palladino. Di tutti loro, l’allenatore croato è ciò che, seppur in codice cifrato da pre-mercato, ha lasciato intendere in maniera più chiara la possibile separazione dall’Olympique Marsiglia: “Se resto? Forse ci sarà una chiacchierata la prossima settimana”.
Era già alla Juve. In Francia l’ex difensore, che con la Juve ha collezionato 174 presenze e 21 gol, ha trovato continuità e grandi apprezzamenti. Subentrato praticamente da subito alla guida dell’OM nell’anno scorso, ha centrato il piazzamento in Coppa Campioni, pur senza infastidire mai il PSG. Quanto alla stagione attuale, si appresta a chiudere il campionato al terzo posto, valevole per i preliminari della massima competizione europea. Alla Juve, al di là dei trascorsi da giocatore, sarebbe un ritorno dopo una prima volta non proprio fortunata: Tudor era difatti stato scelto da Andrea Pirlo come suo assistente. Una scelta che portò, a fine stagione, allo sfogo del croato verso del tecnico italiano: “Alla Juve mi ha chiamato Pirlo – disse Igor – c’era una lista con cinque nomi compilata dalla società e Paratici ha lasciato a Pirlo la decisione. E lui ha scelto me. Ma siccome è molto amico di Baronio, ha preso pure lui e un altro, un analista, e ci ha messi tutti sullo stesso livello. Non era corretto, perché dopo tutto io sono un allenatore. Ma ho accettato perché era la Juve”. Questa volta, la panchina bianconera sarebbe tutta sua.
Image:Getty
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