Non ci sono mezzi termini: lo ami o lo odi. Diego Simeone ha sempre diviso gli appassionati pure allorchè giocava e da allenatore è accaduto lo stesso, in maniera più accentuata. L’idea di calcio del Cholo, bollata come “l’anti-calcio” nell’infinita diatriba fra “giochisti” e “risultatisti”, sminuita e a tratti sbeffeggiata, prosegue a regalare soddisfazioni pure a distanza di anni; cambiano gli interpreti, cambiano gli scenari, ma l’Atletico Madrid rimane ancorato a quell’identità che si è radicata gara dopo gara, trofeo dopo trofeo, e che è diventata segno distintivo di uno dei tecnici più bravi dell’ultimo decennio.
I numeri non mentono: 631 gare alla guida della squadra della capitale, 371 vittorie e 114 sconfitte, lottando quasi sempre alla pari con i colossi Real e Barcellona e togliendosi molte volte la compiacenza di batterli. Due campionati, due Europa League, due Supercoppe Europee ma pure due finali di Champions perse, il rimpianto più grande in un viaggio che tante volte sembrava essere giunto al capolinea, ma che viceversa è ricominciato sempre con nuove motivazioni e nuovi traguardi da conquistare.
Diego Simeone è l’Atletico Madrid, l’Atletico Madrid è Diego Simeone. Un rapporto totale, genuino e quasi simbiotico, che ha resistito alla intemperie e che nella giornata odierna si ritrova ad essere tuttavia maggiore, nonostante chi gli rimprovera il difensivismo troppo marcato, gli atteggiamenti “scorretti” o la gestione non ottimale di qualche giocatore (Joao Felix su tutti). Il condottiero non ha mai fatto una piega e ha sempre proseguito a professare il suo credo: attenzione alla fase difensiva, certo, unita ma alla forza fisica, al dinamismo, alla velocità nelle ripartenze e alla qualità dei calciatori. Pochi nomi altisonanti ma un team unito, che sa sempre cosa fare e che di nuovo darà filo da torcere a chiunque; lo ha palesato nel derby di domenica, stravinto sfruttando tutte le debolezze della squadra di Ancelotti e mettendo in risalto la coralità, la capacità di soffrire e di interpretare al meglio le varie fasi dell’incontro. Altro che anti-calcio e difensivista: l’Atletico di Simeone sa essere travolgente e quasi impossibile da affrontare. È un merito, non certamente una colpa (se in questo modo si può dire). Dopo due lustri bisognerebbe riconoscerglielo.
Image:Getty
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