Era il 10 settembre 2020, poco più di tre anni fa. Il mercato estivo – era il post-Covid – non era tuttavia finito e viveva il suo pieno svolgimento. La Fiorentina aveva appena comprato Giacomo Bonaventura a parametro zero dopo il saluto al Milan e in sala stampa si presentava il direttore sportivo gigliato Daniele Pradè per motivare le strategie viola nella finestra dei trasferimenti, tuttavia prima che l’arrivo dell’esperto giocatore della fascia centrale del campo, già allora over 30.
La domanda ma è arrivata, chiara e diretta: “Perché avete puntato su Bonaventura?”. All’epoca non era un nome in auge come nella giornata odierna, rafforzato agli occhi di molti dal ritorno in nazionale con Spalletti a 34 anni, per lui la Fiorentina aveva battuto concorrenti certamente non di primissimo piano quali il neopromosso Benevento o l’Hellas Verona. Spiegò il dirigente che era “una di quelle cose che nascono in pochissimi giorni”, con l’ausilio del superprocuratore Raiola.
Raccontava Pradè: “È venuto a trovarci Mino Raiola e ci ha riferito: ‘Perché non pensate a Jack?’. Io pensavo l’avessero già chiuso (Benevento o Verona, ndr) e viceversa dopo aver parlato con Commisso lo abbiamo preso. Ci porta duttilità, siamo molto felici che sia con noi”. A distanza di tre anni e un mese, quel sentimento di felicità sarà stato reiteratamente rafforzato dal cammino di Bonaventura a Firenze. Uomo che ci ha messo la faccia pure nei momenti più difficili, ha saputo ma al contempo farsi leader anche nelle fasi più belle della storia recente viola, tanto da essere entrato nel cuore dei suoi tifosi e di Spalletti, che non ha potuto davvero rinunciare a concedergli il ritorno in Nazionale. E presto, secondo programmi, si legherà ulteriormente col club in cui ha vissuto una seconda giovinezza.
Image:Getty
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