Difenderemo il titolo. I campioni d’Europa il prossimo giugno saranno in Germania: con la voglia di tornare protagonisti, con la certezza che mai più dovrà tornare un biennio come quello appena trascorso, sognando notti come quelle di Wembley. La nostra Nazionale torna a riveder le stelle con Luciano Spalletti come spirito guida. I rigori falliti contro la Svizzera, lo 0-0 di Belfast, il disastro di Palermo e il Mondiale dinanzi alla TV finalmente sono storia. Sì volta pagina, la cronaca da nella giornata odierna porterà con sé altri racconti. Stasera nel freddo di Leverkusen abbiamo pareggiato contro una pericolissima Ucraina e staccato il pass per Euro 2024.
Abbiamo fatto la nostra partita. Avremmo sacrosanto di vincerla, abbiamo rischiato pure di perderla. Dopo lunghi sforzi s’è conclusa 0-0 e non dispiace. Decisiva il successo di San Siro che ci ha permesso di arrivare all’ultima curva con gli stessi punti della squadra di Rebrov ma con due risultati su tre pronto.
Con Zaniolo preferito a Politano e Raspadori confermato al centro del tridente, l’Italia è scesa sul terreno di gioco con l’intenzione di replicare il match di venerdì sera. Più possesso palla, più controllo del match. Ma l’Ucraina non è la Nord Macedonia e fin dall’inizio le maglie gialle hanno dato l’impressione di potere e sapere rispondere colpo su colpo: con la velocità e le giocate di Mudryk, con le progressioni di Dovbyk che dopo una manciata di minuti ha obbligato Buongiorno a un fallo da giallo.
La prima opportunità è stata degli azzurri, targata Federico Chiesa e sugli sviluppi del primo calcio d’angolo del match. Un po’ una costante dei primi 25 minuti con gli azzurri che nella prima parte di gara si sono resi pericolosi in maggior misura sugli sviluppi di corner. Dall’altro lato, l’Ucraina ci ha provato esclusivamente dalla distanza e ha creato l’opportunità più pericolosa nella prima parte di match con un tiro di Sudakov contro cui è servita tutta la reattività di Gigio Donnarumma.
L’Italia avrebbe sacrosanto di chiudere in vantaggio la prima frazione. Dal 29esimo in dopo è salito in cattedra Federico Chiesa che prima ha innescato Frattesi per l’opportunità più clamorosa della prima frazione e dopo come minimo altre due volte ha creato panico nell’area avversaria con possibilità ma solo potenziali.
Dieci tiri nei primi 45 minuti ma nessuno gol: in questo modo la prima frazione degli azzurri che pur provandoci con perseveranza sono rientrati negli spogliatoi sul risultato di 0-0, con il match e di conseguenza l’ammissione tuttavia apertissima. Una situazione che inevitabilmente ha dato vita a una ripresa con un più alto livello di tensione. Una situazione che ha convinto Spalletti a ripartire nel secondo tempo con Gianluca Scamacca al centro dell’attacco.
La gara nel secondo tempo è cambiata: nel suo sviluppo, nel livello di agonismo, fortunatamente non nel punteggio. L’Italia nel finale ha saputo gestire il pareggio, ha rischiato con Cristante proprio all’ultima curva, ma tutto sommato ha portato a casa il risultato.
Il bilancio dall’arrivo di Spalletti è di una sconfitta, un pareggio e tre vittorie dopo l’1-1 all’esordio in Nord Macedonia. Stiamo crescendo di livello e non a caso venerdì scorso col 5-2 dell’Olimpico abbiamo ristabilito le giuste distanze da una nazionale che passo falso dopo passo falso si era trasformata nella nostra bestia nera. Stasera a Leverkusen la conferma che viaggiamo nella giusta direzione, ma pure che il nostro livello di calcio ora è più vicino a quello dell’Ucraina che a quello dell’Inghilterra.
Tuttavia ce l’abbiamo fatta. A giugno torneremo a giocare le gare che contano, quelle che hanno costruito la storia di un Nazionale che ha trovato il successo quattro Mondiali e due Europei. L’Italia difenderà il titolo conquistato nel 2021. Sappiamo che dobbiamo alzare il nostro livello se in Germania vogliamo pure essere protagonisti. Lo sa in maggior misura Spalletti. Ma questo tutto sommato è lo stesso incipit con cui sono iniziate tutte le nostre storie migliori.
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Image:Getty
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