Luciano Spalletti ce l’ha fatta. Pure con tanta paura nel finale, ma la missione è ad ogni modo compiuta: succeduto a Mancini in un momento delicato, ha finito il lavoro del predecessore e portato l’Italia agli Europei. Nulla di straordinario, succede (quasi) fin dall’inizio, ma considerato che i Mondiali ora mai siamo abituati a vederli da spettatori è ad ogni modo tanta roba. Luciano Spalletti l’ha rifatto: dopo la partita con la Macedonia, pure quella contro l’Ucraina ha ricordato a molti, specie dalla cintola in giù, alcuni meccanismi dell’Inter capolista.
Non è solo questione di blocco. Che anche è importante. Complice il progetto sempre più azzurro della dirigenza di viale della Liberazione, a livello numerico l’Ital-Inter è pressoché realtà. Darmian, Bastoni, Acerbi, Dimarco, Barella e Frattesi: nessun’altra squadra del nostro campionato può vantare una simile rappresentanza in Nazionale. Per la cronaca, non è questione di fazioni: con questo Chiesa, il ritorno di Locatelli, Gatti bella scoperta, Kean sempre più disciplinato e chissà Rugani se continuerà in questo modo, in molti sarebbero felici di vedere agli Europei una gioiosa unione delle due principali contendenti allo scudetto. Ma, appunto, non è solo questione di blocco e di numero.
I meccanismi della difesa della Nazionale sono gli stessi dell’Inter. O come minimo ci assomigliano: Di Lorenzo ieri (Darmian l’altra volta) si alza meno di Dimarco, avvicinandosi ad Acerbi e al suo compagno di reparto. Non è un caso che ieri Spalletti abbia messo in campo due mancini: Buongiorno ha stazionato sul centrosinistra, Acerbi al centro, la posizione media del capitano del Napoli non va oltre il reparto centrale. Ci sono delle differenze? Certo che sì. Perché per esempio Spalletti non persegue il sogno inzaghiano di attaccare in nove, e nel reparto avanzato non gioca a due ma a tre. Non ha un fantasista come Calhanoglu, e non ha troppe remore nello schierare insieme Barella e Frattesi. Alcune reminiscenze, tuttavia, sono evidenti e lo sarebbero tuttavia ancora in una ipotetica linea difensiva a quattro Darmian-Acerbi-Bastoni-Dimarco. Tuttavia: non è questione di simpatie, è che avere una formazione molto italiana al vertice del campionato aiuta il commissario tecnico e questa è un’ottima notizia. Come detto prima, averne due – Inter e Juve da sole possono vantare come minimo dieci azzurre, agli Europei si potrebbe arrivare a una dozzina tutta costruita nel derby d’Italia – aiuta tuttavia ancora.
Image:Getty
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