Il passaggio di testimone, per la verità, si era già avuto. Il 3-0 del Maradona aveva consegnato all’Inter lo scettro oltre papabile successore di quel che restava del Napoli non più di Luciano Spalletti, transitato da Rudi Garcia e Walter Mazzarri in un anno che definire di transizione è fargli un complimento. A Riyadh, ma, la cosa ha preso i crismi dell’ufficialità: gli azzurri sono arrivati alla Supercoppa da campioni d’Italia. La salutano tornando a pensare ai venti punti di distacco che li separano dall’Inter capolista in Serie A.
Un faticoso passaggio di consegne. Ma è stata una finale: si vincono, si perdono, non si giocano. Il Napoli non è apparso migliore di ciò che è stato durante la stagione. Tutt’al più, più pratico: non è bastato, ma, poichè dinanzi non aveva la pur divertente Fiorentina ma una corazzata. L’Inter, viceversa, è parsa più tesa e meno brillante di quanto mai fatto vedere in quest’annata. La prima serata storta di Thuram, una partita stonata di Calhanoglu che in finale non sempre dà il meglio di sì: le emozioni hanno ballato nelle gambe dei nerazzurri. Non nella verve di Sanchez, nella corsa di Pavard, nel tacco di Lautaro: non è un caso se l’azione vittoria sia stata firmata dai veri campioni, chi in fase calante e chi più che un astro nascente, che Inzaghi ha a propria disposizione, come minimo per carriera internazionale.
È iniziata l’era dell’Inter? Forse è iniziata a Istanbul, e una Supercoppa vinta per il terzo anno consecutivo non basta a dirlo. Inzaghi è il primo a sapere che, questa volta, un trofeo bello ma pur sempre minore non basterà a definire positiva la stagione. Certo, aiuta. Anche sul mercato: gli 8 milioni di euro in cassa consentiranno alla dirigenza di pensare premurosamente alle prossime mosse, magari di regalare a Simone un puntero in più. Pensieri da tracciare iniziando da domani. Comunque aiuterebbe, nella partita che aspetta il piacentino e la sua squadra: l’Inter corre come il Napoli dello scorso campionato, non è una novità di stasera. La grande differenza è la Juve: gli azzurri non avevano rivali e si poterono permettere pure un passo più lento in primavera. I nerazzurri non potranno.
Image:Getty
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