Alcune battute sono come il vino: più passa il tempo, più migliorano. Altre invecchiano male. L’ultima di Massimiliano Allegri, che il duello mediatico con Simone Inzaghi può pure vincerlo ma sul campo e in classifica si trova a inseguire, è invecchiata malissimo. Prima di un fine settimana potenzialmente positivo per la sua Juventus e da sudori freddi per l’Inter, l’allenatore bianconero si era lanciato – va detto, a precisa domanda – in un paragone tennistico: “L’unica cosa che posso dire è che se noi siamo più giovani come età e per questo saremmo Sinner e loro Djokovic… Ma non lo dico eh… Che dopo la prendono male, son permalosi”. Settantadue ore dopo, Sinner ha trovato il successo il primo torneo del Grande Slam della sua carriera, la Juventus ha pareggiato in casa con l’Empoli e l’Inter ha battuto la Fiorentina al Franchi.
Perché l’Inter potrebbe aver vinto lo scudetto. A Firenze, i tricolori (degli altri) fanno strani giri. Il Napoli ne perse uno in albergo, per esempio. I nerazzurri potrebbero aver messo una grossa fetta di tricolore sulla propria maglia dell’anno prossimo. È ancora prematuro per dirlo, per carità: scongiuri e sfregamenti vari, da parte di Inzaghi come pure di Lautaro o di purchessia tifoso interista, sono più che legittimi. La partita vinta contro la Fiorentina, col consueto gol del più che consueto cannoniere argentino, porta con sé tuttavia parecchi piccoli particolari che messi insieme danno un bellissimo quadro d’insieme.
Prima di tutto, l’Inter ha trovato il successo patendo. Non per modo di dire, ma molto più di quanto non sia accaduto in altre possibilità lungo la stagione: gli xG, per esempio, dicono Fiorentina 1,84 e Inter 0,64. Una rarità, quasi assoluta. È la conferma, tuttavia, di come la squadra di Inzaghi sia solida e sappia vincere in modi molto diversi fra di loro, per quanto di consueto preferisca farlo pure convincendo. Le squadre di Inzaghi, meglio: a centrocampo, pure includendo nella considerazione Darmian un titolare aggiunto, tre su cinque erano riserve. I più attesi, Frattesi e Asllani, hanno sfoderato prestazioni più che convincenti: non sono Barella e Calhanoglu, ma questo è un paragone impossibile da fare. Pur sospendendo tuttavia il giudizio sull’attacco, ove tuttavia si registrano segnali di vita dai pianeti Arnautovic e Sanchez, l’Inter ha una possibilità di scelta che nessun altro in Serie A può vantare: se proprio non si vuol dire che le altre soluzioni valgono quanto i titolari, la differenza è molto meno netta di quanto sarebbe lecito aspettarsi visto il rendimento di questi ultimi.
Di testa, di numeri, di classifica. Sono i tre aspetti chiave, che vanno oltre la trasferta di Firenze. L’Inter, che prima del fine settimana la temeva moltissimo, aveva tutte le ragioni per sfoderare il braccino, la grande paura dei suoi tifosi: non s’è visto. Quanto ai numeri, sono ventuno le giornate consecutive in cui è giunto come minimo un gol. La Beneamata prosegue a viaggiare agli stessi ritmi del Napoli di un anno fa: ha due punti (56 a 54) e un gol in meno (51 a 50), ma pure cinque gol subite in meno (15 a 10). La differenza prosegue a farla la Juve che in qualche modo rimane attaccata, ma il prossimo 4 febbraio può cambiare tutto. Superando la Vecchia Signora a San Siro, Inzaghi potrebbe andare a più quattro, virtualmente a più sette includendo nella considerazione la partita in meno. Battere la Juve, che gioco delle due squadre semplice sembrerebbe l’unico epilogo possibile, non si può in verità considerare scontato. Dovesse accadere, tuttavia, sarebbe il secondo step di una volata iniziata, allorchè la Serie A meno se lo aspettava, proprio col successo di ieri di Firenze.
Image:Getty
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