Alla libreria Rizzoli di Milano è stato presentato il libro “La mia vita da numero 10”, l’confessioni di Evaristo Beccalossi. L’ex giocatore e bandiera dell’Inter ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera. “Ho sempre creduto nelle mie qualità, tecnicamente ero abbastanza dotato e per tale motivo avevo dei vantaggi – ha sottolineato Beccalossi – Il primo gol non lo dimenticherò mai, dissero che fu un gran gesto tecnico. Io sinceramente pensai che viceversa fu più un gesto istintivo. Ogni tanto i miei compagni all’Inter si aspettavano la mia giocata, mi sentivo la responsabilità addosso perché sapevo che si facevano in quattro e correvano pure per me”.
Opportuno di compagni di squadra, Beccalossi ricorda alcuni anni in cui nella sua Inter si creò un team straordinario: “Con Oriali ho un rapporto speciale, è la mia coscienza. Allorchè smisi di giocare lui diventò procuratore e gli chiesi dei consigli allorchè verso la fine della mia carriera andai a Barletta in Serie B. Ricordo che durante il viaggio per andare a firmare mi fermai in autostrada all’altezza di Pescara, chiamai Oriali e mi disse che era tutto ok. Firmai per il Barletta, Oriali non volle neanche mille lire per il lavoro che fece per me. Per me è un fratello”.
Oltre al calcio la passione di Beccalossi sono i motori: “Ricordo allorchè ci fu il gran Premio di Monza. Volevo andare a vederlo ad ogni costo ma mi allenavo alla Pinetina. Mi inventai un fastidio muscolare, mi dissero di riposare e ne approfittai per andare a Monza. Andai nel box della Ferrari, incontrai Gilles Villenueve che mi fece entrare nella sua macchina. Esperienza meravigliosa. La complicazione fu che il giorno dopo la Gazzetta dello Sport uscì con due pagine in cui raccontarono la mia giornata nei box a Monza. Fu un dramma, lunedì mi aspettarono in sede per pagare la multa. La Ferrari rimane una passione e una volta in sede incontrai Enzo Ferrari. Una persona con un carisma incredibile, parlammo di calcio e di Inter. Tuttavia ora allorchè chiudo gli occhi mi ricordo la sua immagine carismatica. Il calcio mi ha dato tantissimo e mi ha permesso pure di vivere queste emozioni”.
Beccalossi si è soffermato sul calcio e sul mondo odierno: “Ora parlano di calcio e mi sento dire termini come: preventiva, scivolare via, braccetto. Mi sembrano robe scientifiche più che calcistiche. Tuttavia a me piace parecchio essere a contatto con i giovani, li ho seguiti pure in Nazionale ed è una grande crescita. La gratificazione è vedere allorchè arrivano su come ad esempio Raspadori del Napoli. Ragazzo eccezionale, sono contento per lui. A questo punto i giovani devono crescere con delle persone credibili e che sappiano capirli pure dal opinione psicologico. Molti dei nostri ragazzi a questo punto hanno la testa pesante e non sono liberi mentalmente. Io soffrii mentalmente allorchè sbagliai due rigori contro lo Slovan Bratislava. Ma i tifosi interisti mi hanno sempre voluto bene e li ringrazierò perpetuamente. Da lì capii che dalle negatività si possono estrarre pure delle positività”.
Image:Getty
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