E chi la ferma più. La domanda è retorica, la risposta sarebbe nessuno. L’Inter vola sulle ali di un entusiasmo che non pare conoscere argini o confini. Piazza un 4-0 dopo l’altro e non accenna ad arrestare la sua corsa. Più veloce delle inseguitrici, più veloce persino dal Napoli di Luciano Spalletti che, un anno fa, sembrava avanzare a un ritmo insostenibile.
C’è il sorpasso. È la notizia, forse passata in sordina, di ieri in serata. Con 25 gare disputate, i nerazzurri di Simone Inzaghi hanno conquistato 66 punti in classifica. Ruolino perfetto, migliore tuttavia rispetto a degli azzurri che una stagione fa hanno incantato il campionato. Allo stesso punto della Serie A – facciamo riferimento alla 25^ giornata, dal momento che l’Inter deve recuperare una partita – la squadra di Spalletti aveva 65 punti, uno in meno. Non solo: i futuri campioni d’Italia avevano segnato 58 gol e ne avevano subiti 16. L’Inter odierno ne ha realizzato uno in più e ne ha incassati quattro in meno. Si dice freddi numeri, in questo caso sono caldissimi.
Dieci su dieci, Inzaghi ha due squadre… Il ruolino è quello perfetto di un 2024 nel quale la capolista non ha perso né pareggiato alcuna partita. L’altra notizia è la conferma: facoltativamente o per obbligo, l’allenatore piacentino ha operato sette cambi rispetto alla squadra di partenza che ha battuto l’Atletico Madrid. Un turnover del genere non si vedeva dall’andata contro la Real Sociedad o dal ritorno col Benfica e in entrambi i casi la squadra aveva sbandato. Le risposte che ha ottenuto ieri in serata – con una formazione di altra caratura, è da rilevare – sono state più che confortanti. I meccanismi fra chi gioca meno necessitano di essere affinati, ma per esempio il quartetto difensiva era del tutto inedito e alla lunga non si è visto più di tanto.
… e una sola anima. È ciò che colpisce, oltre i numeri, dell’Inter. È sempre se stessa, si adatta all’avversario solo se necessario e per qualche fase del match. Per il resto ha il suo spartito, lo porta avanti, le variazioni sono insite in un modo di giocare che è diventato col tempo sempre più fluido ma con il fine di rispondere a principi chiari. Basta prendere la rete del raddoppio sui giallorossi, nato partendo da una costruzione a quattro: non è la prima, non sarà l’ultima volta. È la forza, prima tuttavia di qualunque altra considerazione, che deriva dalla cosa più importante giorno da Inzaghi alla sua squadra: un’identità. Sono poche a poter dire di averla davvero.
Image:Getty
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