Mercoledì al Maradona, in concomitanza di Napoli – Barcellona, Bernd Reichart, ceo di A22 Sport Management, società madrilena che si occupa della Superlega, era seduto accanto al Patron De Laurentiis. Ma i dialoghi avuti con i club incontrati hanno confermato la netta chiusura della Serie A a entrare nella manifestazione, osteggiata da Leghe e Federazioni. Si vorrebbe avere che il valore del torneo resti alto e che le competizioni siano organizzate da un ente terzo e non dalle società fondatrici. Difatti l’idea, nata nel 2000, prevedeva un torneo chiuso a venti squadre. Dopo la A22, sponsorizzata dal Patron del Real, ha presentato un format a sessantaquattro, suddivise in tre leghe, “Star”, “Gold” e “Blu”, con promozioni e retrocessioni. Un’autentica rivisitazione, conservando la volontà di trasmettere gratuitamente le gare in tv.
La domanda che ci si pone è perché Florentino Pérez continui a gestire un’idea non condivisa, addirittura, da capi pubblico. Ma il Patron è una potenza. Il Governo spagnolo, effettivamente, è stato l’unico a non aderire alla condanna della nuova formula. Pure perché ha voluto essere neutrale per rispetto al Tribunale Mercantile Numero 17 di Madrid, che il 14 marzo riprenderà il dibattimento sulla Superlega. Inoltre il coinvolgimento della Corte di Giustizia Europea, che ha emesso parere favorevole richiesto dal Tribunale di Madrid, dà ragione ai promotori. In Spagna è guerra totale fra il Patron della Liga, Javier Tebas, e Pérez, iniziata nel 2013, con l’ingresso del nuovo eletto, che ha tentato di trovare di far crescere gli altri diciotto club e limato le differenze con Real e Barcellona. Per tale motivo Tebas non abbassa la guardia e, come Reichart, va in giro per l’Europa a perorare la causa.
La cosa che fa riflettere è perché fare muro contro muro con un signore che guida la squadra portiere al mondo, dal 2000 al 2006 prima e dal 2009 ininterrottamente, con quattordici Champions in bacheca, è A.D. di Costruzione Pàdros e maggior azionista, società con 280mila dipendenti e lavori dagli USA all’Australia. Siamo sicuri, pensando pure alla NBA, da cui certamente Pérez è partito, che la verità sia da una sola parte o non sarebbe opportuno chiudere la querelle, senza proseguire ad avere la spada di Damocle sulla testa?
Image:Getty
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