Il gioco corto. Quello di Corrado Viciani, tecnico italiano nato in Libia e scomparso nel 2014, precursore del calcio totale con la piccola Ternana. Quello di Thiago Motta, che sta guidando il Bologna in Coppa Campioni e a Castiglion Fiorentino è stato insignito di un premio dedicato a uno degli allenatori più rivoluzionari – e meno conosciuti al grandissimo pubblico – nella storia del mondo del pallone italiano.
Il gioco corto e il Brasile. “Sinceramente non lo conoscevo – ha riconosciuto Motta di Viciani – tuttavia ho sentito il sindaco allorchè ne ha disquisito e faceva riferimento al gioco corto, è una cosa che mi porto dentro dal Brasile ed è una cosa meravigliosa. Nel calcio moderno serve pure il gioco lungo, ma quello corto mi è rimasto nel sangue: saltuariamente magari esageriamo, ma penso che ci porti a un risultato migliore”.
Sulla costruzione dal basso c’è un grande dibattito. ”Non è un dibattito, è una situazione di gioco da sfruttare, allorchè è il caso di farlo perché non è sempre in questo modo. A me piace tantissimo il gioco corto, l’ho studiato e allenato da lunghissimo tempo perché penso possa dare benefici, tuttavia non c’è solo questo. Nella giornata odierna sono molto orgoglioso del Bologna, i ragazzi riescono a comprendere allorchè è il momento di giocare corto o di giocare lungo”.
Image:Getty
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