Fra 40 giorni Nicolò Fagioli avrà scontato la squalifica, dopo il patteggiamento fra la Procura federale e i suoi legali, di dodici mesi, 5 dei quali commutati in prescrizioni altre soluzioni (dieci incontri pubblici e percorso terapeutico specifico), per gioco d’azzardo su piattaforme illegali. Il gong è definito per domenica 19 maggio (giorno di Bologna-Juventus) e il regista, che prosegue ad allenarsi con i compagni alla Continassa, potrà tornare nella lista dei convocati per l’ultima giornata di campionato (Monza-Juventus del 26 maggio). Per il ragazzo è stato un inverno lungo e impegnativo, “ma sta rispondendo positivamente alle terapie”, mette in evidenza nell’intervista a Tuttosport il dottore che lo ha in cura, lo psicoterapeuta Paolo Jarre.
Il calcio che posto ha della vita di Fagioli?
“Una delle fantasie che lui coltiva senza farsi illusione è quella degli Europei. Abbiamo ricordato insieme la vicenda di Paolo Rossi, squalificato per due anni per calcioscommesse, era rientrato a giocare a fine maggio come sta succedendo a Nicolò, e allora Bearzot lo aveva convocato per il Mondiale, che l’Italia vinse e lui fu capocannoniere. Un esempio evocativo, pure se le circostanze erano diverse perché Fagioli non è stato squalificato per illecito sportivo, non ha mai scommesso sulla propria squadra”.
Come dice lei, è un’illusione più che una speranza la chiamata di Spalletti…
“È uno stimolo, sarebbe importante se Spalletti ne tenesse conto dal giudizio educativo perché arriverebbe un messaggio forte per gli altri giovani che hanno lo stesso problema: se ci si cura, si ottengono risultati pure nella propria professione. Ovvio che a Nicolò manchi giocare a calcio, ma più tuttavia gli manca lo spogliatoio prima e dopo il match. Se gli avessero dato un mese in meno di squalifica, avrebbe avuto più tempo per sforzarsi di strappare la convocazione in azzurro”.
Image:Getty
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