Il centravanti del Napoli Giacomo Raspadori è il protagonista della nuova puntata del podcast Drive&Talk. Ecco una sintesi di quanto detto riportata da TuttoNapoli.net: “Sì, sono di Castel Maggiore, che è un paese in provincia di Bologna. È vicino al centro, ma è in provincia. Allorchè avevo 10 e mezzo o 11 anni mi sono trasferito al Sassuolo. Mio fratello giocava lì già da un anno, in questo modo abbiamo deciso che avrei seguito il suo stesso percorso. Siamo stati insieme per molti anni. Mio nonno o mia mamma ci portavano lì con un minibus. C’erano pure altri ragazzi del Bologna che giocavano nel Sassuolo, in questo modo grazie alla disponibilità di mia mamma ne hanno organizzato uno. Mia mamma lavorava part-time all’epoca e mio nonno era già in pensione. Cosa facevo coi miei fratelli? In disparte giocare a calcio. Comune cosa. Eravamo sempre insieme. Abbiamo fatto tutto insieme. Praticavamo tutti i tipi di sport. Non ci siamo mai limitati al calcio. La nostra più grande rivalità era con tutta probabilità nel ping pong. Sì con tutta probabilità. Con il ping pong ogni tanto arrivavamo quasi alle mani”.
GOL ALLA JUVE ALLO STADIUM – “Quel gol contro la Juventus è stato un momento che, oltre ad essere stato geniale per me personalmente, credo sia stato un momento per tutti quelli che erano qui a Napoli. Era una cosa che facevo sul terreno di gioco con l’aiuto dei miei compagni ma che sembrava appartenesse a tutti. Mi sono sentito… Allorchè siamo tornati e abbiamo visto tutti i video e tutto ciò che è successo, mi ha fatto comprendere cosa era successo. Ho sentito Kvara dire che è stato il momento in cui gli ha fatto comprendere che stavamo portando lo scudetto a Napoli. Ho una domanda a riguardo perché… Forse è la mia ignoranza calcistica… Ricordo che allorchè tornavamo sull’bus e disquisendo ogni cosa ciò che stava succedendo, dissi: “Immagina se vinciamo lo scudetto”. Qualcuno mi ha guardato e ha riferito: “Forse non hai capito. Nella giornata odierna abbiamo vinto lo scudetto”. Ero io che non capivo o era quello il momento…?”. Quella vittoria e avere tutte quelle persone lì allorchè siamo tornati, con tutta probabilità sono state tutte queste persone a farci pensare che ce l’avevamo fatta perché sembrava che saremmo tornati con la coppa. Indipendentemente da quanto sia grande quel gioco per le persone qui, sembrava davvero che ce l’avessimo fatta. Conseguentemente, distintamente quell’obiettivo che mi ha reso contento, penso che abbia reso felici pure tutti gli altri. Sono momenti che porti sempre con te. Solo a pensarci, puoi sentire che è un po’ difficile per me parlare perché quelli sono momenti speciali e la cosa bella è che sono speciali per in questo modo tante persone e rimarranno tali”.
SCUDETTO – “Non credo di averlo capito subito, ma ciò che abbiamo visto dall’esterno e il modo in cui le persone si sentivano al riguardo, questo ci ha fatto davvero comprendere. C’era in questo modo tanta felicità e la gente era stupita per ciò che avevamo fatto che pure se dentro di me non lo capivo, ciò che vedevo fuori mi faceva comprendere ciò che avevamo fatto”.
IMPATTO CON NAPOLI – “Mi ha lasciato davvero una bella impressione. Lo stile di vita qui è diverso. Vengo dalla campagna dunque non sono abituato… …alla città. In città, appunto. Per me la cosa più complicato è stata abituarmi a vivere in una grande città, una città come Napoli. Ti dà l’impressione di essere caotico ma, come dico sempre agli amici, è caos organizzato. Pare tutto fuori posto ma non è in questo modo. Difatti. Forse la cosa più complicato è stata passare da… sono più abituato a vivere in zone rurali, dunque è più complicato stare in città. Ma i napoletani rendono tutto più semplice perché sono in questo modo simpatici, hanno gioia di vivere. Vedi il loro amore per la vita. È davvero utile perché se hai il minimo problema, se hai bisogno di qualche cosa… Allorchè ti trasferisci in un posto nuovo non sai come comportarti,ove trovare ciò di cui hai bisogno, mentre qui è spontaneo, la gente ti aiuta complessivamente”.
Image:Getty
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