Nell’intervista concessa a TMW Giuseppe Galderisi ha chiosato la debacle di ieri dell’Italia di Spalletti, eliminata agli ottavi dell’Europeo dalla Svizzera di Yakin: “Le riflessioni da fare sono tante: chi ha vissuto certe manifestazioni sa cosa significa. Ogni tanto non riesce a scoccare quella scintilla che ti consente di cambiare passo e acquisire identità. Questa è mancata. Abbiamo fatto fatica pure nel girone, in seguito la Svizzera ci ha messo sotto da tutti i punti di vista. Tutti ci aspettavamo la botta di qualcuno, ma nel calcio non si vince col colpo del singolo. A questo punto saranno fondamentali le decisioni per comprendere come ripartire, perché negli ultimi anni non siamo stati competitivi nonostante l’Europeo vinto. Quella è stata una cosa improvvisa ed è un peccato, perché uno lavora tanto e so cosa significa non riuscire ad essere ciò che si desidera. E’ una delusione”.
Si riparte da Spalletti. Cosa deve fare il ct?
“Dopo il match qualche pericolo è venuto un po’ a tutti… E’ importante dare continuità ma vedendo ciò che è successo qualche pensiero è venuto pure a me nonostante reputi Spalletti un grande allenatore. In Nazionale è diverso, si fa fatica a lavorare sul campo, a dare idee ed identità. Credo tuttavia sia corretto continuare con Spalletti, siamo stati messi sotto in modo drammatico, per tale motivo serve fare una riflessione profonda per comprendere da chi ripartire per dare un’idea di calcio. Le sicurezze vanno coltivate, molte volte noi allenatori ci incasiniamo. Spalletti deve nella maniera più assoluta ripartire sapendo ove ha sbagliato e cosa si deve fare per risollevare il movimento e ridare entusiasmo”.
Tolto Donnarumma, non ci sono fuoriclasse nell’Italia?
“Su Donnarumma siamo tutti d’accordo, è il più forte portiere della competizione. Non abbiamo più i Del Piero, i Baggio, ma pure quei giocatori erano sostenuti da un’idea di calcio, da concetti. Un giocatore non può decidere il destino senza una formazione alle spalle. Io mi sarei aspettato più velocità nel trovare gli esterni, in maggior misura Zaccagni e Chiesa. Al Mondiale ’86 pure noi cercavamo di trovare la botta di qualcuno per accendere una fiamma che non si è mai accesa. Come pure ieri. E in seguito dinanzi abbiamo fatto fatica”.
Image:Getty
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