Quella del 2024 può essere considerata come un’estate epocale. Perché l’unico grande Campione che ci rimane, senza discussioni, è chi ha preso la decisione l’ultima Copa America. Lautaro Martinez è il simbolo di Oaktree, giunto a maggio con l’intenzione di far diventare l’Inter come una fuoriserie. D’altro canto perché Milano deve essere dietro a una città come Manchester, che ha due squadre in vetta alle classifiche di gradimento – oddio, lo United ultimamente meno – complessivamente il mondo? Perché Lautaro non deve effettuare il rinnovo de fino al 2029, mentre bisogna tenere un altro tipo di calciatori? Come urlava Gene Wilder in Frankenstein Jr, “si può fare”.
Ecco, per l’Inter sì, per tutti gli altri in questo modo in questo modo. Se arrivasse un’offerta per Vlahovic, per Leao, per Osimhen, per Dybala, tutti sarebbero messi in vendita. Appunto, Osimhen dalla Nigeria, mesi fa, diceva che aveva già scelto il suo prossimo step per il futuro. Arrivati a fine agosto sarebbe bello conoscerlo, al netto delle trattative con Paris Saint Germain e Chelsea che possono chiudersi (come no) e di uno stipendio da top che già attualmente percepisce dopo un rinnovo ponte che, in concreto, ha arricchito solo lui e non il Napoli. Per Dybala sappiamo: costa troppo, la Roma dovrebbe fare mercato, vorrebbe giocare la Champions. Non lo farà, nemmeno quest’anno, ma questa è una sottigliezza, considerato che non lo avrebbe fatto nemmeno fosse andato in Arabia…
La realtà è che il mondo del pallone italiano non è la Premier. E in concreto non è neanche la Liga, perché Atletico Madrid, Real e Barcellona hanno un indotto diverso dovuto agli stadi, ma non solo. I nove Scudetti consecutivi della Juventus hanno fatto sì che ci fosse un appiattimento per chi guardava il mondo del pallone italiano, ove uno vinceva e gli altri (forse) gli arrivavano vicini. Adesso il trend è cambiato, nessuno riesce a difendere lo Scudetto appena vinto, ma in concreto la Juve era imprigionata da se stessa, mentre solo una volta – fra Milan e Inter – c’è stato un torneo combattuto fino all’ultima giornata.
Insomma, in termini meramente economici non siamo che una Bundesliga forse con più forza, ma più povera perché intrappolata da stipendi molto più alti. Sarebbe corretto puntare sui giovani, come minimo dal diciassettesimo-diciottesimo posto in rosa, ma pare che gli italiani, che vincono titoli a livello europeo, a diciannove anni si blocchino totalmente fino ai venticinque, e che dopo il sesto prestito forse possano essere abbastanza esperti da far giocare in Serie A. Ecco, la Bundesliga lo ha capito prima, forse toccherà pure ai nostri dirigenti.
Image:Getty
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