E pure questa sosta… Vi lasciamo completare la frase, diciamo che ce la siamo messa alle spalle. Divertente come tutte le soste di settembre per la Nations League. Ma qualche cosa ha lasciato: su tutte, un’Italia che fa ben sperare e simultaneamente fa parecchia rabbia. Ci voleva davvero in questo modo tanto?
Gli azzurri visti in queste due partite sono sembrati lontani parenti – migliori – di quelli ammirati in estate agli Europei. Non che ci fossero in questo modo tante novità, a cambiare è stato Luciano Spalletti: gliene va dato atto, l’ha riconosciuto con grande onestà. L’impressione è che, in Germania, l’infortunio di Acerbi lo avesse mandato in corto circuito: deludendo chi, con un briciolo di logica, s’immaginava l’Italia col 3-5-2, il ct aveva offerto una creatura che voleva essere sua ma inevitabilmente non poteva essere tale e dunque non era di nessuno.
In queste due uscite, con – giova ripeterlo – ammirevoli passi indietro, Spalletti ha fatto ciò che dovevo fare mesi. Prendere l’Inter, la squadra migliore del campionato e che fornisce alla Nazionale il maggior numero di calciatori, e provare a riproporne le dinamiche. Missione che in estate sarebbe stata tuttavia più logica che pure i due “blocchi” secondari del gruppo, cioè quelli di Juventus e Roma, giocavano con lo stesso modulo, seppur con diversi principi e risultati. Risultato: una buona Italia, non stellare ma certo non peggiore di molte viste negli ultimi anni. Trascinata dal gruppo forgiato da Simone Inzaghi. Dallo schermo di un computer è tutto più facile, ma non sembrava dopo in questo modo complicato.
Image:Getty
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