Il Manchester United del dopo Alex Ferguson, e oramai sono ere geologiche trascorse senza che da quel meteorite sia nata più erba e vita sul pianeta Red Devils, combina un disastro dopo l’altro. Scommesse sconnesse e addii inspiegabili. Le prestazioni di Scott McTominay con la casacca del Napoli, per personalità, leadership, sostanza, qualità, quantità e chi più ne ha più ne applauda, rappresentano e fotografano ancor oltre la gestione scelerata del club britannico.
Perché farlo partire?
La complicazione del Manchester United ha Casemiro e Christan Eriksen in linea mediana e chi conosce bene il contesto e lo spogliatoio dello United sa che il feeling fra il brasiliano ed Erik ten Hag non è neanche dei più idilliaci. E per Eriksen la carta d’identità avanza, e Kobie Mainoo è atteso al grande salto e Sir Jim Ratcliffe ha dovuto spalancare il portafogli arrivando a Manuel Ugarte. McTominay avrebbe potuto giocare nei due ma pure scambiarsi le mattonelle con Bruno Fernandes. E dopo è un figlio dell’Academy dei Red Devils, di Carrington, un’identità perduta e che la squadra inglese non sta ritrovando.
Nel cuore di Napoli
Sorride e gode Napoli. Un’intuizione di Maurizio Micheli, fin dall’inizio occhi e idee dei colpi più importanti degli anni di Aurelio De Laurentiis. Dopo Il Patron, con il direttore sportivo Manna e con l’ad Chiavelli, hanno intessuto la contrattazione, trovato la quadra economica e portato McTominay alla corte di Antonio Conte. Che dall’inizio aveva benedetto e vidimato lo spostamento. Per lui è passato al 4-3-3, abbandonando la linea difensiva a tre, mettendolo al centro del progetto. E le prestazioni squisite di questo inizio di stagione confermano una teoria che abbiamo provato a spiegare qui su TMW a fine agosto: quale? in troppi stavano sottovalutando un grande colpo come McTominay al Napoli.
Image:Getty
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