C’è un filo che unisce storico due grandi protagonisti, e avversari, della nostra Serie A come Dusan Vlahovic e Khvicha Kvaratskhelia. Non per le prestazioni o per i gol, ma per aspetti legati al loro rinnovo di contratto rispettivamente con Juventus e Napoli e una sigilla che non sta arrivando.
Alla base c’è effettivamente ciò che pare proprio un cambio di tendenza nelle logiche delle grandi squadre di Serie A. E non solamente, vedendo per esempio cosa è capitato al PSG con la sua stella Mbappe: le società non rincorrono più i loro campioni, le stelle di riferimento del firmamento. E se c’è il rischio di perderli a zero, chiede qualcuno? Pazienza, si sentirà rispondere nella maggior parte dei casi. Un po’ come fatto comprendere pure stamani dal patron del Napoli, De Laurentiis, sul tema Kvara e su un rinnovo di contratto che in casa azzurra sta ora mai diventando una vera e propria telenovela.
Il Napoli non ha alcuna intenzione di rincorrere assolutamente la sigilla, puntando piuttosto a mantenere un equilibrio complessivo che non costringa nei periodi successivi la squadra senza continuità mortali per riapparare la situazione. Discorso che vale pure e in maggior misura per la Juventus e per il tanto agognato rinnovo di Dusan Vlahovic: i 12 milioni di euro netti previsti dal suo contratto sono troppi, la volontà della società è di estendere per più anni rispetto al giugno del 2026 come termine ultimo (attuale scadenza) e abbassare la quota netta dell’ingaggio. Tutto a suo tempo, ma, senza rincorrere nessuno e senza cedere ad eventuali rialzi portati avanti da controparti che conoscono bene la situazione, e magari potrebbero sfruttarla a loro favore. La corrente di pensiero addentro sta cambiando, insomma, e non sono casi isolati. D’altronde, pure conti familiarmente, a livello di bilancio conviene tenere basso il monte ingaggi, per poter fare pure pesare meno eventuali pagamenti più corposi di alcuni cartellini. Esemplificativo in tal senso quanto avvenuto nella stessa Juventus, in porta: dai 15 milioni lordi rimanenti da versare a Szczesny, si è passati ai 3,5 annuali per Di Gregorio. In questo modo sta in secondo piano la spesa sul cartellino. Altri esempi portati dal recente passato, brevemente, sono quanto avvenuto al Milan con Donnarumma e Kessie.
Image:Getty
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