Per la seconda gara di campionato consecutiva, Rafael Leao è partito dalla panchina. Se contro l’Udinese l’esclusione dall’undici titolare era conseguenza di un provvedimento disciplinare per quanto accaduto a Firenze, quella di ieri è figlia di quanto accaduto contro il Club Brugge con Okafor che appena entrato al suo posto ha indirizzato l’incontro di Coppa Campioni permettendo ai rossoneri di conquistare la prima vittoria in Europa.
La decisione di confermare lo svizzero non s’è tuttavia rivelata quella corretta. Senza Leao, il Milan sulla fascia destra non ha mai creato grossi grattacapi e non a caso il capitano del Napoli è andato un po’ più in imbarazzo solo nella mezz’a questo punto finale, con l’ingresso del portoghese che all’83esimo con una saetta dei suoi ha chiamato Meret al grande intervento.
Al di là delle scelte tecniche, appare tuttavia sempre più evidente il fatto che il feeling fra Fonseca e Leao non sia scattato. Al numero 10 non piace il modo in cui viene trattato dal suo allenatore, come uno qualunque. Non è troppo d’accordo con le sue richieste, ma in maggior misura col suo atteggiamento. Dall’altro lato, Fonseca non vede nel suo numero 10 l’approccio corretto. Troppo anarchico, non da uomo squadra. Ieri Fonseca ha conversato di abnegazione, ha riferito che non deve pregare nessuno. In seguito ha dichiarato che non si riferiva a Leao, ma si riferiva esattamente a Leao.
Come uscirne? Difficile dirlo da fuori. Di certo è il Milan a farne le spese, come sottolineato stamane pure da Serse Cosmi: Per me tutto passa tramite il recupero di Leao: se il Milan lo recupererà potrà davvero fare qualcosa di rimarchevole, in alternativa difficilmente riuscirà ad eccedere il piazzamento Champions”.
Image:Getty
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