Ogni giorno un nome nuovo sulla panchina Juve.
E lui? Legge, ascolta, lavora. Come se non ci fosse e non bastasse, e i potenziali sostituti fossero migliori.
Ci sono parole che pesano. Una di queste è “traghettatore”. Nel calcio come nella vita, nessuno vorrebbe avere essere il mezzo. Il ponte. Il passaggio. O sei origine o sei destinazione. Ma Tudor, da settimane, è sospeso. Allenatore della Juventus, sì, ma con una scadenza impressa in fronte. Un cartello appeso al collo: “provvisorio”.
Uno di quei post-it gialli che si attaccano e si staccano, molte volte troppo in fretta.
Eppure lui lavora. Tace, ma lavora. Sta preparando la squadra per il Mondiale per Club – una vetrina importante, certo, ma pure una specie di addio preannunciato. Era lì per traghettare, per tenere a galla la barca in attesa del capitano vero. Il nome pesante. Ciò che avrebbe ridato prestigio alla plancia di comando.
Ma il grande ritorno di Conte non ci sta stato: ha preferito rimanere a Napoli, ove lo aspettano con la devozione di chi ha fame di riscatto. Gasperini ha fatto le valigie da Bergamo, sì, ma ha scelto Roma, come se per lui il fascino della Lupa valesse più della Signora.
E Allegri, ora mai, è un ricordo ingombrante, come quei mobili antichi che non si sa ove mettere ma che nessuno ha il coraggio di buttare davvero.
Image:Getty
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