Venerdì sera all’Ullevaal Stadion di Oslo la Nazionale si gioca una buona fetta di qualificazione alla prossima Coppa del Mondo. Vero che si tratta della prima gara degli Azzurri nel gruppo I, ma è pure la più complicato contro il nostro principale competitor. L’unico. “Affrontiamo Norvegia più forte di tutti i tempi”, ha riferito ieri Spalletti in conferenza stampa. E ha ragione, qui siamo due-tre gradini più su rispetto alla Norvegia di Tore André Flo o John Carew. Una formazione che ha in Haaland la sua punta di diamante ma pure tante altre possibilità. Sorloth, Nusa, Schjelderup e in seguito c’è Odegaard, il 10 simbolo dell’Arsenal di Arteta. Una formazione che ha già sei punti in classifica dal momento che a marzo ha fatto sue due trasferte: 5-0 alla Moldova e 4-2 a Israele.
Strappare in Norvegia un risultato positivo vuol dire avere buone possibilità di arrivare all’ultima partita di novembre – in casa contro i norvegesi – con concrete possibilità di chiudere al primo posto. Perdere, avere alte possibilità (o altissime, dipende dal passivo) di condannarsi al secondo posto e per questo ai play-off di marzo. Sedici squadre che si sfidano il prossimo marzo per gli ultimi quattro posti: da evitare ad ogni costo, in maggior misura visti i precedenti.
Il quadro d’insieme che accompagna l’Italia alla partita di venerdì sera è questo qui e a questa raffigurazione (già in questo modo tendente all’Urlo del norvegese Munch) bisogna aggiungere le assenze. Che non si contano sulle dita di una mano, che nel reparto arretrato hanno portato ad alzare bandiera bianca a Buongiorno, Calafiori, Comuzzo e persino al giovane Leoni.
Acerbi in questo contesto sarebbe servito come il pane. Magari solo per questo match perché in seguito Spalletti a marzo chiarì che lui andrà avanti col suo gruppo. Coi suoi giovani emergenti. Ma la partita di venerdì è un passaggio non banale e Acerbi che ha già fermato due volte Haaland negli ultimi tre anni era chiamato a farlo da capo.
Lui ma ha riferito di no: dopo averci pensato e ripensato, dopo aver all’inizio aperto al suo ritorno poichè lunedì scorso era stato inserito nella lista dei 27. Quel ‘Ma tu lo sai quanti anni ha Acerbi?‘ detto lo scorso marzo dal CT proprio non gli è andato giù e sabato sera – dopo la disfatta – ha informato che avrebbe fatto un passo indietro.
Per fare chiarezza: non ci sono infortuni dietro questa scelta, né interventi programmati. L’ha chiarito pure Acerbi su ‘Instagram’ dopo la conferenza di ieri di Spalletti: la complicazione è il rapporto col commissario tecnico. Un rapporto che ha iniziato a scricchiolare nel marzo 2024 allorchè venne rispedito a casa in attesa di decisioni sul caso Juan Jesus ed è naufragato un anno dopo. Alla fine di Germania-Italia 3-3.
Francesco Acerbi ha rifiutato la Nazionale perché c’è Spalletti come commissario tecnico. L’ha fatto perché il CT a parole e non solo a parole si sarebbe potuto comportare meglio nei suoi confronti. Dal suo parere il giocatore difensivo classe ’88 ha le sue ragioni, ma ieri con quel passo indietro ha dimenticato un piccolo dettaglio: la sua presenze contro la Norvegia serviva all’Italia, non a Luciano Spalletti. Quella a cui doveva rispondere sì era la Nazionale, la sua Nazionale. Non la Spalletti FC. Facendo un passo indietro Acerbi ha messo nei guai l’Italia e solo cosicchè il suo CT.
L’aggravante complessivamente ciò è la tempistica. Acerbi ha rifiutato la convocazione sei giorni dopo l’uscita della lista e comunicandolo solo ieri ha precluso alla possibilità di chiamare altri calciatori già in vacanza da diversi giorni. Giocatori che in molti casi sono all’estero e che pur tornando non sarebbero fisicamente pronti per venerdì.
Image:Getty
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