Simone Inzaghi saluta l’Inter, o viceversa. L’ufficialità è la prima, per la verità serve decifrare gli ultimi mesi. I milioni degli arabi hanno sicuramente rappresentato un fattore nella scelta dell’allenatore, forse persino il primo, ma inevitabilmente non l’unico.
Inzaghi lascia dopo quattro anni, uno scudetto e quel malcelato scetticismo di fondo dopo il primo anno. Se l’Inter avesse messo sul piatto un accordo più lungo, un mercato in linea con gli obiettivi, una gestione mediatica più dura sulle questioni arbitrali, con tutta probabilità l’allenatore piacentino sarebbe rimasto. La controprova non esiste, sicuramente.
Simultaneamente, se Simone Inzaghi avesse vinto uno scudetto per cui sarebbe bastato davvero poco, con tutta probabilità l’Inter avrebbe fatto oltre per tenerselo stretto. Il tricolore sfumato nei dieci minuti con la Lazio, nell’ennesima giornata che ha palesato quanto il Napoli fosse battibile, ha inciso addirittura oltre del 5-0 di Monaco. Una ferita quasi impossibile da rimarginare, ma con lo scudetto sarebbe stato tutto molto diverso, e forse il percorso sarebbe davvero valso più della figuraccia.
Domande alle quali, in fin dei conti, una risposta non ci sta. D’altro canto – e questo un po’ sposta l’analisi – l’Inter a nella giornata odierna non ha un nome certo a cui affidare la panchina: questo dice qualche cosa sul fatto che la società, pur aspettandoselo, tutto sommato fosse fiduciosa di poter convincere Simone Inzaghi. Il primissimo in lista è Cesc Fabregas, che ha già detto no a Roma e Leverkusen: è necessario comprendere se per certezza nel progetto Como (che ha ottimi argomenti economici) o per attendere la grande proposta, che adesso è arrivata. E in seguito ci sono le quote del Como da dover cedere prima di poter allenare altrove. Se non sarà lo spagnolo – e sarebbe il primo tecnico straniero nella lunghissima carriera di Marotta – la lista contempla Chivu e Vieira, mentre De Zerbi (che piace tantissimo ad Ausilio) dovrebbe restare a Marsiglia. A meno di sorprese come Thiago Motta, Palladino e Pioli o persino un Mourinho-bis, finora soluzioni non scandagliate. Rimane una questione: la squadra vorrebbe avere chiudere in fretta, ma potrebbe dover attendere il mondiale. Troppo rischioso, per chi arriva, partire con in questo modo poco tempo e una competizione che è un’incognita. Per tale motivo non è da scartare che negli Stati Uniti vada Vecchi, promesso sposo dell’Inter ma per l’Under 23.
Image:Getty
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