De Laurentiis: “Pago i calciatori del Napoli, ma si rompono in Nazionale”

De Laurentiis: "Pago i calciatori del Napoli, ma si rompono in Nazionale"

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, torna a far discutere con dichiarazioni schiette e senza filtri, intervenendo telefonicamente al Centro Congressi della Federico II durante l’edizione speciale di Motore Italia – America’s Cup, evento promosso da Milano Finanza. Nel suo intervento ha toccato temi scottanti che riguardano il calcio moderno, dall’impatto delle Nazionali sui club alle difficoltà strutturali della governance calcistica internazionale, passando per il futuro dello sport e il rilancio di Napoli.

La questione che apre il suo intervento è quella delle Nazionali, tema cruciale dopo i frequenti infortuni che hanno colpito giocatori chiave della sua rosa come Amir Rrahmani e André-Frank Anguissa. De Laurentiis si mostra molto critico: “Presto i miei giocatori in Nazionale e poi me li ritrovo rotti. Rrahmani è tornato rotto, Anguissa pure. Così non si può andare avanti”. Sottolinea con forza la necessità di ridurre il numero di squadre e partite internazionali, evitando le continue soste del campionato e concentrando gli impegni in una finestra determinata: “I giocatori sono dipendenti dei club e chi paga gli stipendi dovrebbe avere voce in capitolo”. Da questa riflessione nasce anche una proposta concreta: istituire un indennizzo obbligatorio per i club e una finestra di mercato straordinaria per tamponare emergenze dovute a infortuni subiti durante i match con le squadre nazionali.

Ma De Laurentiis non si ferma qui e allarga il suo sguardo critico alla governance calcistica globale, puntando il dito contro FIGC, UEFA e FIFA: “Sono sistemi immobili, in cui nessuno vuole lasciare la poltrona. Vogliono controllare tutto: panchine, calendari, incassi. Creano troppe competizioni e ai club rimane poco”. Il riferimento implicito alla riforma delle competizioni europee è chiaro: con le nuove Champions League, assicura, alla Serie A resterà una torta economica sempre più esigua e questo si traduce in una minore competitività per le squadre italiane in chiave internazionale.

Non mancano poi le riflessioni personali del leader azzurro sul suo rapporto con la città di Napoli e il tessuto imprenditoriale locale: “In ventuno anni ho sempre combattuto. Napoli non è una matrigna, ma serve più unione tra gli imprenditori campani: qui c’è un potenziale enorme”. Un invito diretto a fare sistema, nella convinzione che il successo di una squadra e di una città passino attraverso un progetto condiviso e coeso.

Infine, spazio a un altro suo grande interesse, la vela e in particolare l’America’s Cup, definita da De Laurentiis come “la Formula 1 del mare”. Per il presidente azzurro l’evento rappresenta un’occasione importante per mettere nuovamente Napoli al centro dell’Europa: “Napoli deve tornare a essere la regina del Sud. Investire qui significa investire nel futuro”. Parole cariche di ambizione e fiducia per il destino della città partenopea.

Le parole di Aurelio De Laurentiis, oltre a sollevare questioni rilevanti sul delicato equilibrio tra impegni internazionali e campionati, offrono uno spaccato autentico di un presidente sempre pronto a lanciare proposte concrete e a sfidare lo status quo del calcio italiano e internazionale, sottolineando l’importanza di Napoli nel panorama sportivo e culturale europeo.