Jonathan Rowe, giovane attaccante del Bologna, è uno dei protagonisti di questa edizione della Supercoppa Italiana. Il suo rigore, realizzato con grande freddezza contro l’Inter, ha permesso ai rossoblù di conquistare la semifinale e l’accesso alla finalissima in programma domani sera a Riad, dove affronteranno il Napoli di Antonio Conte.
In una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Rowe si è raccontato con sincerità, soffermandosi sul suo percorso di crescita e sull’esperienza maturata in Serie A, oltre a condividere le sue impressioni sul calcio italiano, una realtà che lo affascina e stimola costantemente.
Originario di Wembley, vero e proprio tempio del calcio mondiale, Rowe ha sottolineato che il talento da solo non basta per emergere: “Non credo nel destino, ma nel lavoro e in tutto ciò che ti circonda. Se non hai talento, non basta nemmeno crescere a Wembley. Le persone e la famiglia mi hanno sempre supportato, ma la cosa fondamentale è il lavoro.” Un pensiero chiaro e determinato, che evidenzia la mentalità di un giovane calciatore desideroso di affermarsi al massimo livello.
Il giocatore inglese ha poi raccontato il confronto con due allenatori italiani molto differenti tra loro, entrambi vissuti durante la sua esperienza in Serie A: Roberto De Zerbi e Vincenzo Italiano, quest’ultimo attuale tecnico del Bologna. “De Zerbi preferisce il fraseggio, è molto attento alla costruzione del gioco e alla gestione palla, mentre Italiano è più diretto e pragmatico nel modo di allenare. Un aspetto davvero singolare di Italiano è la tempistica: comunica la formazione un’ora e mezza prima della partita, cosa che non è così scontata in Italia.”
Rowe ha raccontato anche l’impegno del suo allenatore nel migliorare la comunicazione con la squadra, affrontando la barriera linguistica. “Sta studiando l’inglese, a volte mi chiede qualcosa e io cerco di aiutarlo.” Un dettaglio che conferma la volontà di Italiano di costruire un ambiente inclusivo e collaborativo, fondamentale per la crescita del gruppo.
Quella di Jonathan Rowe è una storia fatta di passione, impegno e voglia di mettersi alla prova in uno dei campionati più difficili e competitivi al mondo. La sua capacità di adattamento, soprattutto in un contesto italiano dove spesso è complicato trovare spazio e fiducia, rappresenta un elemento intrigante per gli appassionati ma anche un segnale chiaro per i tecnici e dirigenti del club felsineo.
Domani, nella finalissima contro il Napoli di Antonio Conte, Rowe e il suo Bologna si giocheranno un’occasione storica: il primo trofeo della stagione 2024 all’ombra della Saudita sfida. Un momento di grande visibilità e potenziale rilancio per la formazione rossoblù, che potrà contare sull’entusiasmo e sulla freschezza del suo attaccante inglese.
In definitiva, la testimonianza di Jonathan Rowe conferma come il calcio italiano continua ad attrarre talenti stranieri desiderosi di mettersi in gioco, puntando su lavoro duro, intelligenza tattica e adattamento. Valori imprescindibili in un campionato che non smette mai di evolversi e di offrire spunti interessanti per i giovani che vogliono diventare grandi.