La domenica di Serie A concede ancora una volta spunti amaramente noti, con la Lazio al centro di nuove polemiche arbitrali e di un assordante silenzio stampa. Anche nel delicato confronto contro l’Udinese, infatti, i biancocelesti sono stati protagonisti di episodi controversi che sembrano ormai far parte della routine per la squadra di Maurizio Sarri, complice una gestione arbitrale spesso contestata nelle ultime settimane.
Analizzando le ultime tre uscite esterne della Lazio, il quadro diventa evidente. Da San Siro, con il fallo in attacco fischiato a Marusic su Pavlovic a tempo scaduto in Milan-Lazio, fino alle partite successive dove si sono registrate complicazioni su espulsioni mancate, come il caso di Zaccagni e Basic in doppia inferiorità numerica non sanzionati, passando per la Supercoppa con la gomitata di Maignan su Politano giudicata non da rosso. Un crescendo di episodi che hanno alimentato dubbi e perplessità attorno al club della Capitale.
Il caso Udinese-Lazio e la strana interpretazione del fallo di mano
La partita di ieri ha però portato alla luce un tema ancor più delicato, legato a una presunta “zona d’ombra” regolamentare sui falli di mano in attacco che getta ombre sull’interpretazione arbitrale attuale. Il regolamento è chiaro nel vietare che un gol venga convalidato se segnato immediatamente dopo un tocco di mano offensivo. Tuttavia, il gesto di Davis nello scontro con l’Udinese ha fatto emergere un punto di riflessione: l’ex giocatore ha infatti controllato il pallone con la mano, evitando che il tiro di Zaniolo uscisse, per poi segnare senza nessun ulteriore tocco di compagni o avversari. E qui sorge il dubbio sulla definizione di “immediatamente dopo” contenuta nella norma.
In altre parole, la regola sembrerebbe prevedere che dopo il pallone toccato con la mano si debba attendere un certo tempo prima che un gol diventi valido, introducendo quindi un concetto di “tempo di attesa” non esplicitamente definito. Per questo motivo, come sottolineato dagli esperti, qualsiasi tecnico in futuro potrebbe consigliare ai propri attaccanti di aspettare una decina di secondi dopo un tocco di mano prima di finalizzare in rete, come fatto da Davis. Una strategia che avrebbe evitato problemi a chi, come Meister in Pisa-Fiorentina, ha segnato appena cinque secondi dopo un controllo di mano e ha visto la rete annullata.
Una normativa da rivedere e un silenzio stampa discutibile
Questa lacuna regolamentare mette in evidenza la necessità di un aggiornamento per far sì che si parli non più di “immediatezza” – termine più affine a sport con tempo scandito come il basket – bensì di “possesso effettivo” del pallone dopo un tocco di mano. In questo modo si potrebbe stabilire una linea più limpida e condivisa, evitando interpretazioni che alimentano proteste e polemiche.
Al di là dei casi arbitrali, però, l’atteggiamento della Lazio continua a suscitare riflessioni. Il silenzio stampa adottato sistematicamente dopo ogni partita chiave, come già avvenuto dopo il match contro il Milan, appare una strategia poco incisiva, soprattutto alla luce dei risultati recenti deludenti contro Parma, Cremonese e ora Udinese. Sarebbe forse opportuno, in un momento così delicato, che la società decidesse di mandare un suo rappresentante a spiegare pubblicamente la posizione del club.
In un calcio dove la comunicazione è fondamentale, come ha spesso ricordato il presidente Lotito con il motto “Verba volant, scripta manent”, mettere la faccia di persona può rivelarsi una misura ben più efficace rispetto all’uso esclusivo dei social. Dare un volto alle parole significa anche proteggere e motivare una squadra che, a detta dei protagonisti, si sente costretta a lottare contro un sistema più grande di loro.