Christian Argurio, ex scout di Juventus e Udinese ed ex direttore sportivo di Catania e Messina, ha disquisito durante la diretta di TUTTOmercatoWEB.com su Twitch, affrontando vari temi, fra cui gli ultimi mercati: “Il calcio sta cambiando in parecchi aspetti, sia a livello nazionale che a livello internazionale. Noi ci siamo dentro, con questi cambiamenti ed evoluzioni dobbiamo abituarci. Il nostro calcio non è paragonabile ad altri campionati, nello specifico alla Premier che ha introiti pazzeschi, e per tale motivo i club devono fare mercati intelligenti. Mi fa piacere vedere che da due di stagioni ci sono club che fanno mercati strategici, rischiando un po’ in maggior misura e pensando in prospettiva, anticipando club che non sarebbero paragonabili a quelli italiani. Allorchè si inserisce la Premier diventa difficile vincere una contrattazione, in questo modo come qualche tedesca o spagnola. Pure le nostre big stanno facendo mercati intelligenti, che mi piacciono molto, con una base scouting. Vengo da quella cultura, mi affascina molto. Il Milan o il Napoli sono esempi facili, ma è evidente che molti club si stiano dirigendo su questo tipo di mercato, intelligente, affascinante”.
Come si unisce la capacità scouting con le esigenze che competono ad una formazione che ha obiettivi da conquistare in poco tempo?
“Basta vedere gli ultimi arrivi degli stranieri. Adesso si pesca più in alcuni paesi in evoluzione. Il nostro paese, come altri, ha momenti di alti e di bassi. Ci sono stati momenti in cui il mercato olandese era di alto livello e dopo è sceso, in questo modo come il belga. Sta crescendo il mercato del nord Europa, con l’influenza pure genetica di calciatori africani e dei Balcani, che fanno nascere generazioni con un DNA con radici passionali e di temperamento che si miscelano all’educazione e al rigore tipico del nord Europa. Il distacco fra la figura dello scout e del direttore sportivo non si può più fare. Ora mai si parla di area tecnica, il direttore sportivo ha una qualifica più di rilievo, ma ci sono pure dirigenti che comprendono il discorso scouting. Io ho fatto sia lo scout che il direttore sportivo e ho sempre l’influenza di cercare calciatori allorchè è possibile. Si lavora in gruppo per avere la stessa idea e arrivare ad una conclusione insieme”.
Quanto incide il coraggio nel lanciare i giovani?
“È molto alto. Bisogna avere competenza, qualità nello sbagliare il meno possibile, perché nel calcio ci sono tante variabili. Adesso abbiamo un po’ troppa fretta, magari ogni tanto bisogna saper attendere i calciatori, specie stranieri. Il mercato ti spinge a fare di necessità virtù, nella giornata odierna sono poche le squadre che possono mettere i soldi sul tavolo e comprare ad ogni cifra. Deve uscire la competenza sui mercati in evoluzione, bisogna scovare qualche cosa ove magari si vede meno nelle piattaforme. Il mercato sudamericano adesso è meno battuto, pure per il discorso extra comunitari, ma ci sono calciatori di molto alto livello. La ricerca deve essere costante, metodica e con coraggio. Allorchè un giocatore magari ha il passaporto si può avere un po’ più di coraggio, ma bisognerebbe evitare di prendere i calciatori perchè economicamente è più facile farlo, in caso contrario si fa solo che del male al nostro calcio. Se c’è un italiano che può fare qualcosa di interessate aspettiamolo, il mercato adesso è globale. Si dice che le italiane hanno troppi stranieri, ma pure all’estero è in questo modo. In Europa ci sono calciatori di ogni paese, ciascun uomo pesca dall’estero”.
La dicotomia italiano-straniero viene accentuata in Italia, perché?
“È un discorso che sarebbe da approfondire. Mi aggrappo alle parole di Mancini. Nella giornata odierna ci sono pochi attaccanti in Italia, ove sono quasi tutti stranieri. C’è Immobile, che gioca nella Lazio. L’esasperazione non giova a nessuno, non mi permetto di dare consiglio a chi ha fatto calcio da più tempo di me, ma secondo la mia opinione ci vorrebbe un po’ più di equilibrio. Nei campionati minori, nelle Primavere, bisognerebbe fare più attenzione nella ricerca sfrenata di alcuni calciatori che non hanno prospettiva. L’area scouting deve ricercare il calciatore importante indipendentemente dal livello della squadra, ma bisognerebbe appoggiarsi molto. Le nuove generazioni di direttore sportivo o chi viene da campionati navigati e andava in giro senza avere appoggi tecnologici, sanno molto bene che bisogna fare una sorta di selezione, ma bisognerebbe lavorare dalle giovanili per dare fiducia e tempo ai nostri potenziali talenti, pure se quel mercato si sta allargando verso l’estero. Scamacca, per esempio, è in fase di crescita ma ha lasciato il nostro calcio per giocare all’estero. La globalizzazione è enorme, trovare una chiave unica è impossibile. Lavoriamo nel sforzarsi di non avere troppa fretta, si digerisce tutto troppo in fretta ma molte volte i ragazzi hanno bisogno in maggior misura tempo”.
Image:Getty
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