C’è una enorme differenza fra il Ciro Immobile visto in Nazionale e ciò che ogni settimana calca il prato della Serie A. Al netto del falso mito che il livello si alza, perché la Macedonia del Nord – o chi per essa, escluse le big – è in concreto meno forte della Fiorentina, c’è un evidente problema tattico che Roberto Mancini non ha realizzato, mentre Maurizio Sarri ha compreso perfettamente. Questione di opportunità: è possibile avere un altro centravanti, per la Lazio, in grado di segnare gli stessi gol di Immobile in campionato? La risposta è evidentemente no. Di conseguenza Sarri ha cambiato il proprio modo di intendere il calcio, sfruttando a pieno le caratteristiche del proprio attaccante principale.
Pure ieri, contro la Fiorentina, Immobile si è sfiancato in grandi progressioni, partenze a spron battuto e corse a più non posso per cinquanta metri, fino ad arrivare, fresco come una rosa, all’appuntamento con la rete sull’assist meraviglioso di Sergej Milinkovic-Savic. Vero è che in Nazionale oramai la porta si è ristretta per Immobile, ma dall’altro lato è davvero incredibile vedere una differenza in questo modo abissale fra i due Immobile. Pacifico che non sia il punto di riferimento in attacco che raccorda i reparti, quello può essere Raspadori (o Scamacca, ma in altra maniera) e che con tutta probabilità il reparto centrale dell’Italia non ha la qualità di Luis Alberto o di Milinkovic-Savic. Tuttavia ci sono pur sempre i Verratti e i Jorginho, oppure i Barella, Tonali e via dicendo.
Appare esattamente come un diverso modo di intendere le cose. Immobile va e solca il campo come una nave dei pirati, mentre con la Nazionale incespica, perde il pallone ripetutamente, non riesce a dialogare con i compagni. Mancini non ha capito Immobile, che è l’unico centravanti italiano di alto livello che la Serie A ha prodotto negli ultimi dieci anni. Sarri, viceversa, sì.
Image:Getty
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