Dalle stelle alle stalle, nel giro di pochi giorni. L’Inter passa dal successo sul Porto alla debacle di Bologna con una disinvoltura ben poco invidiabile. È il film di una stagione intera, nella quale lo scudetto è una chimera ora mai andato da tempo. Troppo, pure al netto dello straordinario e imprevedibile exploit del Napoli: fra non vincerlo e guardarlo da distanza siderale c’è differenza. A colpi di docce fredde una dietro l’altra, proprio allorchè la svolta sembrava quasi raggiunto. Pazza Inter amala? Sì, ma fino a il signor punto.
Alti e bassi. La stagione dei nerazzurri di Simone Inzaghi è indecifrabile. Da inizio 2023 batte le grandi e perde con le piccole, ma nella prima parte del campionato accadeva esattamente il contrario: tonfi con le squadre più forti e percorso netto con le altre. Trovare un filo conduttore diventa impossibile, se non cercando lontano da San Siro.
Le trasferte sono un incubo. Cinque sconfitte su dodici partite, più i pareggi di Monza e Genova: fuori casa l’Inter ha raccolto 17 punti su 36. È un ruolino di marcia da metà classifica, tutte le grandi e pure qualche “piccola” hanno fatto meglio. Il dato è preoccupante se si guarda a metà marzo: Lautaro e compagnia si giocheranno i quarti di finale al Dragao. Buttare alle ortiche l’1-0 dell’andata è questione di un attimo, un rischio che nessuno può permettersi.
Gli stimoli e i leader. Proprio il 10 argentino, dopo la sconfitta di ieri, si è fatto sentire: “In questo modo non andiamo da nessuna parte”. Quanto alle motivazioni: “Se non le hai in un club come questo, non puoi giocare a calcio”. Parole da leader, e effettivamente Lautaro ha chiuso la gara da capitano. Piccolo dettaglio: non l’aveva iniziata con quella fascia, sul braccio di Brozovic per gerarchie numeriche. Perché non è stato il croato ad affrontare le telecamere? Non è un giocatore prodigo di dichiarazioni, ma il capitano deve metterci la faccia: Lautaro l’ha fatto e, forse complice il mondiale, la sua affermazione come leader è sotto gli occhi di tutti. Quanto alle motivazioni, viene difficile dare torto al Toro, ma il quadro rimane quello di cui sopra. E forse proprio nel gruppo sta uno dei limiti di una formazione che tante volte sbanda inaspettatamente, pur rimanendo sempre sé stessa a livello tattico.
Image:Getty
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