I social sono partiti subito all’assalto con l’arma dell’ironia, del resto Spezia è in effetti l’anagramma di spiaze Di tutte le critiche che si possono muovere a Simone Inzaghi, all’indomani dell’ennesima notte fonda della sua Inter lontano da San Siro, l’ultima è che abbia cercato scuse. Davanti, in una partita che presa da sola sarebbe difficile da commentare, l’allenatore piacentino si è assunto le responsabilità e ha fatto l’unica cosa possibile: guardare avanti. Cioè al Porto. Ma un passo alla volta.
Tuttavia una sconfitta. Intanto, ripartiamo dal triplice fischio: il 2-1 del Picco ha sancito la sesta debacle in trasferta dei nerazzurri. Come si diceva poche righe sopra, presa di per sé la partita non sarebbe un disastro: l’Inter non meritava di perdere per quanto fatto sul terreno di gioco, è successo per clamorosi errori individuali. Di Lautaro, di Acerbi, pure di Dumfries che anche aveva appena riacceso la fiammella della speranza. La complicazione è che va inquadrata nel percorso in campionato e la Beneamata, prima in classifica al Meazza, rimedia una figuraccia dopo l’altra fuori casa.
Un 2023 horror. Nel nuovo anno, in trasferta: due sconfitte, due pareggi, una vittoria. Ci sono squadre di bassa classifiche che hanno fatto meglio. Come spiegare questo rendimento? Fragilità caratteriale? Limiti tecnici? Su questi ultimi si tornerà, quanto alla prima ipotesi è comprensibile che i passi falsi alimentino dubbi, ma il gruppo non è molto diverso da ciò che solo due anni fa, sotto la disciplina militaresca di Conte, triturò il campionato. Viceversa, l’Inter nella giornata odierna è passata dal -8 rispetto al Napoli dopo la prima gara dell’anno all’aver messo in discussione la propria qualificazione in Champions. Un rischio che nessuno si può permettere, nella Milano nerazzurra, e ora maledettamente concreto.
I nodi vengono al pettine. Sui limiti tecnici, si può discutere. Per molti, pure per Semplici che l’ha appena battuta, la squadra dell’Inter è fra le migliori, forse la migliore, del campionato. Dal momento che si parlava delle potenziali critiche a Inzaghi, si torna a quella del piano B. Un aspetto divenuto ancor più evidente nel confuso assalto all’arma bianca de La Spezia. Pur avendo dominato la sfida, i nerazzurri non hanno trovato il gol, pure perché si sono intestarditi nell’inseguirlo nell’unico modo che conoscono. Il 3-4-3 alla disperata provato nel finale è stato un tentativo confuso ed estemporaneo. Accettabile nell’economia di una partita, meno in quella di una stagione durante la quale le variazioni sul tema sono sempre state pressoché nulle. Col risultato che l’Inter è una formazione, nel bene e nel male, sempre uguale a sé stessa: se indovina la giornata non ce n’è per nessuno, in caso contrario va a sbattere e manca di pensiero laterale per aggirare l’ostacolo. E dopo, lo stesso allenatore lo ricorda molte volte, è questione di scelte: gettare la croce addosso a Lautaro per un rigore mancato è sbagliato, ma tante volte le gerarchie dell’Inter – dalla fascia in dopo – variano di volta in volta.
Image:Getty
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