“Incomprensibile”. In questo modo Beppe Marotta ha chiosato ieri la decisione della Serie A di piazzare Inter-Atalanta di sabato sera. Una scelta dettata quasi esclusivamente da esigenze televisive, la fotografia di un calcio che vive di diritti tv: contano più gli slot dei calciatori, e chi tiene in piedi la baracca decide (comprensibilmente) l’orario d’apertura del circo. Uno spunto di riflessione per un modello, quello italiano, che basa in maniera eccessiva i propri ricavi sui soldi che arrivano dalla TV. Pure per la difficoltà di differenziare: proprio l’Inter, che col Milan sta sbattendo su tutta la burocrazia comunale nel tortuoso percorso verso il nuovo stadio, ne sa qualche cosa. Sta praticamente che i nerazzurri meneghini scenderanno sul terreno di gioco di nuovo continuamente, 72 ore dopo la finale di Coppa Italia. Un periodo particolarmente pieno di impegni che mette a dura prova le forze e che ma la squadra sta pure gestendo a una velocità di crociera mai tenuta finora in stagione.
Simone Inzaghi e il turnover. Mai davvero amici fino a poco tempo fa. L’allenatore piacentino in passato ha chiarito, pubblicamente e coi fatti, di non essere un grande fan del ricambio di calciatori. Da due mesi a questa parte ha fatto di necessità virtù e la sensazione è che abbia fatto uno step in avanti sotto questo profilo. Se l’Inter ha cambiato marcia rispetto alla prima parte di stagione, forse è dovuto pure alla capacità di coinvolgere tutti i suoi giocatori, di tenere tutti sulle spine, di estrarre da tutti il massimo in ogni momento. Di tutte le argomentazioni possibili, non è l’ultima nella categoria dei pro che spingono per la – adesso quasi inevitabile – conferma in ottica della prossimo anno.
A Napoli per lo scatto Champions. Tanto è cresciuto nel turnover Inzaghi che al Maradona, questo pomeriggio, valuta di rispolverare Asllani e riproporre Bellanova dall’inizio della gara. In altri tempi, al cospetto della squadra che ha ammazzato il campionato, non sarebbe stata un’ipotesi. Con gli azzurri, l’obiettivo è la sesta vittoria consecutiva in questa Serie A, ma in maggior misura dare un nuovo scatto verso la prossima Champions. Se la finale di Istanbul è una porta dei sogni, la via maestra rimane blindare il secondo posto fattuale – che la Juve finirà dietro è ora mai il segreto di Pulcinella – e trovare quanto prima la certezza di essere nella massima competizione continentale pure nella prossimo anno. Opportuno di scelte: a Napoli sarà titolare Lukaku, che da qui alla finale di Champions ha 360 minuti per convincere Simone a sovvertire le gerarchie, all’apparenza inscalfibili. E anche convincere l’Inter, una volta per sempre, che Milano è e sarà casa sua.
Image:Getty
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