Da qui si riparte. Da qui non si torna più indietro. L’Italia ha battuto 3-2 l’Olanda a Enschede e ha chiuso le finals di Nations League al terzo posto, come due anni fa. Non è tanto il punteggio, né la medaglia di bronzo, ma è la prestazione che deve rappresentare una lezione per le prossime partite autunnali che decideranno la nostra presenza al prossimo Europeo: una gara propositiva, coraggiosa. Incoraggiante, in maggior misura grazie a interpreti che avevano voglia di ritagliarsi uno spazio nell’Italia che verrà.
Il primo e l’ultimo gol dell’Italia sono stati realizzati da Dimarco e Chiesa, entrambi classe ’97. Non più due giovani, ma due certezze che d’adesso in avanti saranno chiamate a raccogliere l’eredità di quei senatori che il loro ora mai l’hanno fatto. “Perché il tempo passa per tutti”, ha riferito qualche giorno fa Mancini. Ed è corretto nella giornata odierna avere nuovi pilastri attorno a cui aggrapparci.
L’Italia che verrà passerà pure dagli inserimenti di Davide Frattesi, autore del gol del 2-0. Questa volta il VAR non ha strozzato la gioia di un giocatore della fascia centrale del campo che ha voglia di lottare ma in maggior misura tempi di inserimento unici, che non possono non essere sfruttati in quel 4-3-3 che nella giornata odierna si afferma la miglior veste per questa Nazionale.
L’incontro è stata vinta meritatamente e giocata bene. L’Olanda ha subito messo in mostra un modulo spregiudicato e voglia di recuperare il pallone nella trequarti azzurra. Questo atteggiamento, specialmente inizialmente, ha creato qualche problema nell’uscita dal basso, ma dopo più vantaggi perché superata la prima linea affondare nella difesa avversaria era molto più facile. Dimarco ha sbloccato l’incontro dopo sei minuti con una bella conclusione d’esterno sinistro, Frattesi ha trovato il raddoppio inserendosi con tempi perfetti su una imbucata dal limite dell’area. In seguito tanta voglia di seguitare a controllare l’incontro e, nella prima parte della gara, una sola vera opportunità per l’Olanda, al 40esimo con Gakpo.
Diversa il secondo tempo, in maggior misura perché Koeman ha subito calato sul terreno di gioco assi importanti: Wijnaldum, Bergwjin e Weghorst. Calciatori che hanno dato all’attacco olandese quella sostanza mancata nei primi 45 minuti. I padroni di casa, fischiati all’intervallo, hanno iniziato ad attaccare con più pericolosità e la rete di Bergwjin al 69esimo è stato la naturale conseguenza di questo atteggiamento. Nel momento più complicato, subito dopo il gol dell’1-2, l’Italia ha pero trovato in ripartenza il terzo gol con Federico Chiesa: entrato al 64esimo invece di un ottimo Raspadori, l’esterno della Juve ha puntato van Dijk e con un diagonale non bello ma efficace ha trovato il gol dell’1-3.
Ancora sotto di due gol, l’Olanda nel finale è tornata ad attaccare. Con Weghorst all’82esimo s’è vista annullare una marcatura per millimetrica posizione di fuorigioco, con Wijnaldum al 90esimo ha trovato il suo secondo gol. Una marcatura che ha dato ben altra suspense ai nove minuti di recupero concessi, ma che non ha cambiato la sostanza: gli azzurri chiudono la Nations League al terzo posto grazie al 2-3 finale. Ma questa vittoria è più importante per le sue indicazioni future.
Image:Getty
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